PASSAGGI DEL NOVECENTO. 5. IL MITO DI YALTA

PASSAGGI DEL NOVECENTO. 5. IL MITO DI YALTA

Di quell’incontro tra i grandi protagonisti e vincitori della seconda guerra mondiale è rimasto ben poco; o almeno nulla di ciò che Roosevelt e Stalin si proponevano. Ma in quanto a miti, o almeno di false rappresentazioni dell’evento e delle sue conseguenze nel corso del tempo, ne abbiamo almeno tre: uno di destra, uno di colore indefinito e il terzo di sinistra, con particolare riferimento a quella italiana.Per la destra Yalta fu un tradimento, simile nella natura ma di assai maggiore portata rispetto a quello perpetrato a Monaco. A Monaco, consegnando senza combattere i Sudeti a Hitler, si era tradita la Cecoslovacchia; a Yalta si sarebbe concessa tutta l’Europa orientale a Stalin, abbandonando a se stessi i suoi popoli.Una tesi che non tiene però conto di un piccolo particolare: del fatto che, nel febbraio del 1945, l’Armata rossa era alle porte di Berlino e di Vienna e non aveva alcun bisogno di concessioni per gestire i territori e i regimi dei paesi conquistati in quell’area in base ai propri principi ideologici e le proprie esigenze di sicurezza.Nel contempo a Yalta non c’è nessuna divisione del mondo. Sarebbe stata forse possibile se protagonisti del confronto fossero stati Churchill e Stalin, abbastanza cinici per discutere di sfere d’influenza, spartendosi paese e fissando delle percentuali; ma il confronto è tra Roosevelt e Stalin, entrambi convinti di avere acquisita la controparte alle proprie impostazioni. Roosevelt vuole l’entrata dell’Urss nella nuova Organizzazione delle nazioni unite; sperando, a torto, che si cali nella parte di socio numero due di una nuova gestione del mondo a guida americana. Stalin gli dirà di sì; ma nulla, nella sua ideologia e nella sua crescente paranoia, lo porterà mai ad accettare la parte che gli è stata assegnata. Dal canto suo, il leader sovietico otterrà la legalizzazione del governo di Lublino (formato da polacchi che avevano combattuto la guerra a fianco dei sovietici) debitamente allargato a esponenti dell’altra parte. Esigenza legittima; ma in una situazione in cui alla necessità di avere governi amici (anche nella prospettiva, che allora, appariva scontata, di una rinascita di una Germania revanscista) dovrebbe corrispondere l’accettazione del fatto che in quasi tutta l’Europa dell’Est mancavano le forze disposte a formarli.Ma già a Potsdam (e non solo per l’arrivo di Truman) di questo grande accordo di spartizione non rimarrà alcuna traccia. Tanto è vero che i suoi presunti protagonisti saranno indotti a valutare le mosse dell’avversario nel senso più negativo: per i russi sarà la convinzione che l’Occidente, anche per coprire la sua immancabile crisi interna, si stia predisponendo a una nuova guerra mondiale; per gli occidentali la necessità di porre un freno all’aggressione e all’eversione del comunismo.Sarà, allora, la Guerra fredda. Un clima e una visione del mondo del tutto impensabile in un contesto di spartizione concordata.Yalta verrà dopo. Dopo le crisi di Berlino e di Cuba con la consapevolezza che il verdetto del 1945 era lì per rimanere e andava gestito con una serie di regole palesi o implicite. Dopo gli accordi di Helsinki nella triplice direzione del riconoscimento formale delle frontiere, della collaborazione economica e della salvaguardia dei diritti umani.In quanto al mito di sinistra noi stessi l’abbiamo coltivato, negli anni sessanta e settanta. Dicendo al mondo intero e in particolare a noi stessi che i blocchi fossero una specie di gabbia a difesa del sistema esistente, limitando la nostra possibilità di cambiarlo e, in particolare, l’ascesa della sinistra al governo.Una ipotesi consolatoria, contraddetta dalla realtà. Non solo perché fu proprio la presenza dell’Antagonista comunista a spingere i vari governi, e di vario colore politico, sulla via delle riforme, dell’espansione del ruolo dello stato e della redistribuzione del reddito; e ancora fu perché il fattore K a consentire al Pci di svolgere, senza pagare dazio, la sua azione di tribuno della plebe, oltre a consentire a tutti di sognare radiosi futuri. Ma anche e soprattutto perché, dopo la caduta del muro, queste famose gabbie si sarebbero ristrette fino a soffocarci; e, quello che è peggio, con il nostro giulivo consenso.