PERCHÉ CONTE E’ DIVENTATO IL PEGGIOR NEMICO DI SALVINI
Parlo diGiuseppe Conte,primo ministrosconosciuto al momento della nomina, che sta lentamente scalando, a danno del suo socioLuigi Di Maio, la classifica dellapopolarità. Pugliese, di scuola cattolica, allievo diGuido Alpa, noto e stimato avvocato romano, Conte arriva aPalazzo Chigidopo cheM5seLegahanno bruciato quel “geniaccio” diGiulio Sapelli,economistacontrocorrente. Conte ha bella presenza, vanta (vanterebbe, si potrebbe dire, perché le conquiste femminile del vertice delgoverno appaiono sempre più trovate giornalistiche) una fidanzata di ottima presenza, scrive qualche esagerazione nel suocurriculum, ma soprattutto prende il suo posto senza dire alcunché ma come esecutore testamentario delcontratto di governo. Per molti mesi la sua figura è talmente in ombra che anche chi si occupa disatira politicacomincia a ignorarlo, mentre lui probabilmente tesse una sua personale tela. Viaggia, dà del “tu” aileader del mondo(anche un ex ragazzo pugliese ha imparato a viaggiare), interviene nel dibattito politico per rassicurare che è tutto in ordine. Da qualche giorno, invece, gli interventi si sono fatti più frequenti e tendono a frustare alcuni alleati o compagni di cordata deicinque stelle. Tocca aMatteo Salvinileggere allibito la reprimenda del suo premier sui giornali, oggi aGiovanni Tria, domani chissà a chi. Gli si sente dire persino che loius soliè materia che può entrare nel dibattito politico. Tutte cose che Conte dice con naturalezza e con invidiabile calma. CONTE PUNTA A DIVENTARE UN TRAGHETTATORE DEL M5S Forse ilpresidente del Consiglioha talenti lenti. Cioè ha bisogno di tempo per far vedere che non è uno messo lì perché Di Maio e Salvini erano impresentabili come premier. Forse nella sua formazione ci deve essere stata qualchescuola politica cattolicad’antan, forse è cambiato qualcosa attorno a lui. Quel che è cambiato è che Di Maio è diventato, come dicono a Bari, un “povero a lui”, cioè sta non solo mostrando i suoi limiti ma sembra alla sua stessa gente inadeguato a reggere la prima scena per conto dell’intero Movimento. D’altra parte il capricciosoAlessandro Di Battistafa il prezioso, ma solo per finta, avendo capito che la sua stella sta declinando e soprattutto si è improvvisamente chiuso quello spazio movimentista che lo aveva contrassegnato come competitor naturale di Di Maio. IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO È GIÀ MORTO È Salvini, tuttavia, che rilancia Conte. Se il premier vorrà insistere su questa lenta avanzata verso la prima linea, lì deve puntare il suo fucile (oggi può sparare per legittima difesa contro l’aggressore deipentastellati).Salvini è sondaggisticamente stabile, anzi fermo. Il suovoto europeostimato è inferiore a quello diMatteo Renzi, ma, a differenza di lui che si fece del male da solo, deve fare i conti con un mondo che ha chiamato alla rivolta ma a cui ha dato solo qualche decina diimmigratiin pasto. Dopo tante felpe ora dovrebbe comprare al mercato dell’usato anche le idee. Ci ha provato conVerona, al convegnoneanti-Bergoglio. Ma a lui che è stato in questi mesi lucano, abruzzese, poliziotto, sardo e altro ancora non riesce la trasformazione in credente. Non in credente cattolico. Al povero Salvini manca l’America profonda, quell’America che vede chiese cristiane sorgere in ogni luogo con pastori sposati che predicano cose terribili e che guidano l’eterna ribellione della periferia contro le élite degli States. Qui invece Salvini fa il cattolico e si trova conMaria Giovanna MaglieeMario Giordano. Provo quasi tenerezza per lui. La trama di Conte si sviluppa in questa situazione aperta. Chi ha pensato che il capo delViminalesarebbe durato un ventennio ha sbagliato di 18-19 anni. Chi ha visto in Di Maio l’erede dei leader del famosoPcideve smettere di farsi canne. Questa roba che è nata dopo il 4 marzo sta già morendo, purtroppo sarà una morte lenta perché sarà difficile per milioni di italiani ammettere di aver fatto una cazzata.
