QUELL’INCONTRO CON GIORGIO BASSANI

QUELL’INCONTRO CON GIORGIO BASSANI

L’altro giorno ho spiegato a un mio allievo all’Università perché “Il giardino dei Finzi Contini” è un libro importante. Lo aveva letto da ragazzino e non era riuscito a entrarci dentro. E mi è tornato alla mente un episodio lontano. Nella seconda metà degli anni Novanta (del millennio scorso) ho curato l’edizione delle Opere complete di Giorgio Bassani. Bassani era molto anziano e purtroppo malato. Una malattia degenerativa gli impediva di ricordare la sua vita, se non a brevi flash improvvisi. Dopo l’uscita del Meridiano Bassani per Mondadori facemmo una cena ristretta a casa sua per festeggiare. Eravamo a tavola, non più di otto persone. E Giorgio era di fronte a me. C’era anche suo fratello Paolo con la moglie. Tutti sanno quanto Bassani avesse amato il tennis, al punto da metterlo al centro anche del suo “Giardino dei FInzi Contini”. Per tutta la cena Bassani non ha pronunciato una sola parola. Ma nessuno ovviamente si poteva stupire di questo. Alla fine lui si accese un sigaro. Mentre fumava in silenzio, assente purtroppo, la moglie del fratello si è rivolta a lui: “Giorgio, Giorgio, tuo fratello Paolo dice che giocava meglio di te a tennis”. Bassani non si voltò verso di lei. Continuò a fumare guardando davanti a se per qualche secondo. Poi rispose: “Forse”. È l’unica parola che gli ho sentito pronunciare per tutta la cena e l’ultima volta che l’ho incontrato. Il mio saggio introduttivo alle sue Opere si intitola: “La ferita indicibile” una ferita che riguarda anche la memoria di quello che siamo stati. Ci penso spesso negli ultimi mesi a come la nostra memoria collettiva sia stata ed è violata di continuo.