RAPPORTO OCSE “TAX WAGES 2019”: L’ITALIA AI PRIMI POSTI AL MONDO PER PRESSIONE FISCALE

RAPPORTO OCSE “TAX WAGES 2019”: L’ITALIA AI PRIMI POSTI AL MONDO PER PRESSIONE FISCALE

Secondo il rapporto Ocse ‘Tax Wages 2019’, in media, in Italia, quasi metà della retribuzione di un lavoratore se ne va in fumo, il resto se lo prende l’erario, e non è propriamente una novità purtroppo, dato che l’ultima ‘ricorrenza’ del “Tax Freedom day” in Italia è stata il 2 giugno dello scorso anno. Difficile vedere il bicchiere mezzo pieno. Il che significa che nel 2018 per ben 152 giorni si è lavorato per lo Stato, ossia per il fisco. Il report dell’Ocse è solo una conferma del fatto che i lavoratori italiani pagano un tributo pesantissimo in termini di cuneo fiscale nella busta paga. L’Italia, secondo questo rapporto, sarebbe al terzo posto nella graduatoria internazionale, il che non è motivo di orgoglio. Al primo posto di questa black-list c’è il Belgio, con un’incidenza sulla retribuzione del 52,7%, segue la Germania con il 49,5%, e come già si è accennato l’Italia, terzo posto, con il 47,9% di tasse, che schiacciano e comprimono la busta paga dei lavoratori. L’Italia per quanto riguarda la pressione fiscale su famiglie monoreddito con due figli, si trova al secondo posto: il cuneo fiscale incide per il 39,1%, in prima posizione c’è la Francia. Secondo la classifica Ocse, i lavoratori più fortunati, con uno stipendio quasi integro, appartengono al Cile, dove il fisco incide per il 7%, Nuova Zelanda e Messico si collocano sotto il 20%. Nel nostro Paese  il cuneo fiscale per i cosiddetti monoreddito è tra i più elevati dei Paesi Ocse, la media è del 36,1%, si è riscontrato un lievissimo calo rispetto al 2017. Quest’anno il ‘Tax Freedom day’ oscillerà di due giorni rispetto al 2018, dovrebbe ‘celebrarsi’ secondo l’Ufficio studi Cgia di Mestre, il 4 giugno. Solo allora saremo liberi dagli artigli del fisco, dopo ben 154 giorni lavorativi (comprendono sabati e domeniche) destinati alla compliance fiscale.