SIRIA, SCONTRO AI CONFINI IN RISPOSTA A PRECEDENTI ATTACCHI ISRAELIANI

SIRIA, SCONTRO AI CONFINI IN RISPOSTA A PRECEDENTI ATTACCHI ISRAELIANI

E’ di pochi minuti fa la notizia, di fonte israeliana, che la scorsa notte i soldati israeliani sotto stati attaccati al confine con la Siria ed hanno risposto al fuoco. Lo riferisce l’ufficio stampa dell’esercito israeliano, precisando che non ci sono state vittime tra i propri soldati. Cresce dunque, come previsto, la tensione in Siria. Su questo non ci sono dubbi. Stando ai fatti la prima mossa è stata degli israeliani che hanno colpito le milizie iraniane degli Hezbollah presenti in Siria provocando la morte di alcuni militari. Nella stampa italiana è facile riscontrare la considerazione che la tensione sarebbe legata al fatto che gli iraniani hanno promesso un bombardamento dell’aeroporto di Tel Aviv, come ritorsione, se gli attacchi israaeliani continuassero. Qualcuno insomma, dalle nostre parti, è stupito del fatto che gli iraniani non si mostrino disposti a porgere l’altra guancia, sconvolgendo le aspettative di qualche stratega da scrivania. Peraltro. che la tensione cresca non è solo una sensazione. Il rischio è che l’escalation venga portata avanti da una Israele che si ritiene delegata dagli Usa, più o meno in ritirata, ad agire nella zona come meglio crede. Di conseguenza, se il primo bersaglio saranno sicuramente gli iraniani, il secondo potrebbero essere i russi, che dalla Siria non intendono smobilitare e che già si sono offerti come protettori degli amici di Tehran, in una alleanza a difesa di Assad. Si profila come possibile, ma tutt’altro che sicuro, un asse tra Tel Aviv e Mosca, ad evitare la crisi. Altro mediatore, sulla carta, potrebbe essere Erdogan, ancora nella Nato, fino a prova contraria, e ostile all’Iran ma in ottimi rapporti con Putin. Per lui qualsiasi compromesso può andar bene, se gli consente di attaccare liberamente i curdi senza che da occidente o da oriente gli vengano frapposti intralci. Tanto più adesso, che deve gestire una patata bollente in alcune zone che sono divenute le ultime riserve Isis, più o meno mascherato da Esercito libero siriano (Esl). Contro di loro, nonostante la protezione esercitata dai turchi, non si è potuta evitare una recente esplosione con relativi morti dell’Esl. Un probabile messaggio di saluto di parte curda. Nell’attesa che Erdogan e Putin decidano il da farsi, dopo che nel loro incontro di ieri si è parlato soprattutto di curdi, Ennio Remondino ci segnala una mobilitazione di iraniani pronti a un intervento con una decina di migliaia di unità, dalle parti del confine irakeno. E’ invece attribuibile ad aerei della coalizione guidata dagli Usa, pure loro con qualche vittima militare da vendicare dalle parti di Manbij, un bombardamento effettuato nei territori tra l’Eufrate e il confine iracheno ancora in mano all’Isis. Una zona di scontri tra curdo siriani ed Isis.  La coalizione guidata dagli Usa,  propensi a lasciare un ricordo tangibile prima della partenza, ha provocato, con le sue bombe, la morte di una ventina di civili in fuga. Da stabilire di che parte fossero i bambini e le donne uccise, prima di decidere se quelle bombe fossero umanitarie o meno. Da definire anche la politica estera italiana nel merito della situazione nel suo complesso. Combattuti tra un sovranismo che parrebbe destinato, in teoria, a un non allineamento, e i viaggi di Salvini in Israele con tanto di esecrazione degli Hezbollah, nonostante gli accordi tra loro e le nostre truppe Unifil in Libano. Dubbi sulla coerenza sovranista del nostro governo sono espressi in particolare da Alberto Negri. Ma forse si tratta di tempi di reazione psicotecnica. Per il momento, i nostri, si sono accorti che i francesi sulla sponda sud del Mediterraneo qualche affaruccio amano farselo. Tra un po’ si renderanno magari conto che anche l’amico americano non ci concede la sua simpatia gratuitamente. Sperando che non arrivino a capirlo dopo avere concesso le basi militari in Italia per un attacco contro russi e iraniani in Siria.