STANDARD&POOR’S NON RITOCCA IL RATING PER L’ITALIA, MA L’OUTLOOK E’ NEGATIVO

Si pensava che andasse anche peggio, ma alla fine Standard & Poor’s non cambia il rating e il tanto temuto downgrade non c’è stato, il giudizio resta BBB. Ma non c’è neppure da esultare: l’outolook è negativo, e neanche i mercati sono ottimisti, lo spread intanto, da circa una settimana ha ripreso a salire, stamattina è a 260 punti base, una decina di giorni fa c’erano 30 punti in meno. Secondo l’Agenzia internazionale sono i nuovi orientamenti delle riforme a rendere incerta la congiuntura, nonché la domanda esterna, che hanno determinato poi la flessione della crescita e portato l’economia sulla soglia della recessione. Le conseguenze, secondo l’Agenzia, sono riscontrabili nei conti pubblici, con un debito che continua la sua corsa al rialzo, il tasso di occupazione ancora preoccupante e insomma l’Italia è un Paese che stenta a ripartire. Secondo il report, creano “uno stato d’incertezza anche le condizioni finanziarie esterne”, rese più incisive dai “continui cambiamenti politici, che abbassano il potenziale di crescita del Paese”. A tutto questo si aggiunge la ‘vulnerabilità macroeconomica’, favorita “dall’economia nera”, ossia i redditi non tassati, in particolare nel Sud del Paese. Il Pil nel biennio 2020/21, secondo le previsioni , crescerebbe solo dell’1,1%, rivisto anche questo dato al ribasso, dato che le stime precedenti avevano pronosticato una crescita dell’1,4% per il periodo. E comunque al di sotto delle previsioni indicate dal ministero dell’Economia (1,5%). L’Agenzia S&P non ritiene che le misure cardine portate avanti dalla coalizione di governo, sostengano la crescita, in particolare Quota 100, ma non certo meno insidioso sarebbe il Reddito di cittadinanza. Si tratta di iniziative che tendono ad “abbassare la partecipazione al lavoro, con rigidità nei salari, determinando un impatto negativo nella crescita dell’occupazione”. S&P’s mette anche in rilievo il basso tasso di partecipazione al lavoro nel Paese, siamo solo al 65% della popolazione in età lavorativa, il che ci pone tra gli ultimi Paesi membri dell’Ocse. Con il rating espresso ieri, e l’outlook al ribasso (era prima stabile), si potrebbe incorrere in un declassamento ancora più negativo nei prossimi mesi. Le reazioni del Governo sono moderate, quasi indifferenza. Il premier Giuseppe Conte fa sapere che “certo si deve migliorare, ma al momento va bene così.” Il vicepremier Matteo Salvini invece sostiene che le Agenzie di rating non tengono conto della flessione nella crescita globale, e afferma “che ormai si tratta di un film già visto”. Secondo l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, il giudizio di S&P’s servirebbe solo ad alimentare il pressing delle opposizioni, di tutti coloro che remano contro il Governo. “Le Agenzie di rating – afferma – non tengono conto del benessere dei cittadini”. E siamo pure un ‘Paese a rischio per l’Eurozona’, la cui economia, secondo la Bce, perde slancio, e l’italia non è estranea a questa frenata nel processo di espansione che si era instaurato negli anni precedenti.