VENEZUELA, UNA VERGOGNA EUROPEA
Noi della sinistra radicale siamo considerati, nel migliore dei casi, come dei trogloditi. E, come tali, degli inguaribili pessimisti. E però, ve lo posso assicurare, non avremmo mai immaginato, anche nei nostri incubi peggiori, di assistere alle scene cui stiamo assistendo oggi, in relazione alla crisi venezuelana.Un’Europa che non ha avuto bisogno né di ultimatum né di quintultimatum per accedere alle richieste di Trump o dell’eurogruppo e che improvvisamente si sveglia dando gli otto giorni a Maduro per decidere di convocare nuove elezioni, con in alternativa il licenziamento in tronco: una roba che fa impallidire l’ultimatum austriaco del 1914. Un parlamento europeo che riconosce in quattro e quattr’otto il suo autonominato antagonista; in nome di valori enunciati e fisicamente rappresentati dal suo presidente, sua Mediocrità Antonio Tajani.E, per tornare alle nostre vicende italiane, mai si saremmo immaginato di vedere l’ottimo Martina (che nel suo giovanilismo, generoso quanto scervellato riporta irresistibilmente alla memoria il Federale di Salce) rimbrottare aspramente il povero Zingaretti colpevole di essersi astenuto nello scontro tra la civiltà occidentale e i suoi nemici.Amici di Maduro? Sostenitori della via tropicale al socialismo? Niente affatto. Piuttosto nostalgici dell’Europa che abbiamo conosciuto e dei suoi rappresentanti politici.Quell’Europa avrebbe automaticamente risposto alla crisi, proponendo un dialogo tra le parti, internazionalmente sostenuto e garantito; né mai si sarebbe sognata di proporre quei modelli di interventismo democratico regolarmente e rovinosamente sperimentati dal 1989 in poi. Quell’Europa avrebbe potuto anche arrivare a negare la legittimità democratica di Maduro ma senza però riconoscere quella del suo antagonista. E, magari, mi voglio rovinare, poteva sostenere informalmente Guaidò ma sempre nella prospettiva di un dialogo.Perché, mi si potrebbe chiedere, tornare sull’argomento per ripetere le stesse cose e a pochi giorni data? Sostanzialmente perché possiamo disporre (sui giornali stranieri…) di un quadro assai più completo su quello che è stato preparato e si sta preparando a tutto danno del popolo venezuelano.Abbiamo la testimonianza, resa di fronte alle Cortes, del ministro degli esteri spagnolo Borrell: “ci stavamo preparando ad assumere una posizione di invito al dialogo, ma è arrivato l’ambasciatore americano, il giorno stesso dell’autoinsediamento di Guaidò e ci ha intimato di sostenerlo immediatamente e formalmente; e soprattutto di non essere partecipi di alcuna iniziativa di mediazione; e allora…”. Questo per dire che l’operazione era stata definita e nei minimi dettagli dal duo Guaidò-Trump; e che l’Europa ha agito sotto pressione esterna, subendo un vero e proprio ultimatum.E abbiamo anche una lunga intervista di Guaidò. Un bell’uomo: incrocio perfetto tra Tom Cruise ed Emmanuel Macron. Una bella moglie. Una bella casa (mancano solo, ma nella fotografia, solo il cane e il giardino). Uno che ritiene di rappresentare tutto e tutti; negando il linea di principio non solo la legittimità di Maduro “sanguinario dittatore” (per la verità negli ultimi anni il Venezuela ha celebrato quattro elezioni, due vinte dal governo e due dall’opposizione) ma persino l’esistenza e le ragioni dei suoi sostenitori. Sulle prospettive nulla di nulla: si nega, a parole, la possibilità di una guerra civile ma, nel contempo, si rifiuta qualsiasi contatto con il Nemico nella convinzione che, dopo opportune e sempre più forti pressioni, questo sia indotto alla resa senza condizioni. Elezioni? Solo dopo la vittoria finale: limite temporale (e prorogabile…) l’anno. Sì, ci mancherebbe, agli aiuti umanitari; dimenticandosi, opportunamente, che, per farli arrivare, serve il consenso del governo in carica.E questo è quanto. Dimenticavo però di dire che coloro che, al Parlamento europeo, si sono astenuti o hanno votato contro non ci sono solo i barbari gialloverdi, ma tutte le formazioni della sinistra radicale europea più una quarantina di deputati socialisti.Tutto è perduto fuorchè l’onore, disse Francesco I dopo la sconfitta di Pavia.E questo può valere anche per quel che resta del socialismo europeo.
