CANCRO E ALIMENTAZIONE: MEZZO SECOLO DI RICERCHE
Ciò che mettiamo nel piatto è molto importante per mantenere un buono stato di salute. Alcuni cibi (soprattutto il loro abuso) sono correlati con aumento di rischio di patologie, in particolare il cancro. Da mezzo secolo gli scienziati di tutto il mondo, utilizzando le ricerche epidemiologiche e valutando gli stili di vita, hanno indagato su meccanismi di interazione tra il cibo e i geni, per comprendere se ci siano sostanze presenti negli alimenti che possano favorire l’insorgenza di neoplasie. Sono stati identificati alcuni cancerogeni chimici, che sono stati quindi vietati ed eliminati.Varie ricerche nell’arco degli anni hanno identificato correlazioni che hanno portato a importanti scoperte. Nel 1967 uno studio vide che immigrati giapponesi trasferiti negli Stati Uniti, avevano un’incidenza maggiore di malattie tumorali, portando a pensare che lo stile di vita americano forse non era salutare come si pensava. Nel 1969, l’oncologo Burkitt ipotizza che la mancanza di fibre nella dieta possa incidere sull’insorgenza di cancro del colon, uno dei tumori più direttamente collegati con la cattiva alimentazione. Nel 1973 lo Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione diffonde i dati di incidenza del cancro divisi per paesi.Ora è ormai noto che seguire uno stile alimentare sano non è solo questione di grassi e calorie: bisogna evitare stati infiammatori cronici, picchi di insulina, cercare di smaltire i radicali liberi dell’ossigeno prodotti durante il metabolismo, grazie a sostanze antiossidanti (vitamine), rinforzare il sistema immunitario.Nel 1975 vengono pubblicati alcuni studi che mettono in rilevanza come alcuni metodi di cottura e conservazione dei cibi possano essere nocivi. Nel 1981, due epidemiologi britannici, Richard Doll e Richard Peto, espongono i primi risultati su come una dieta caratterizzata da meno grassi e carne, e più frutta e verdura possa prevenire di una buona percentuale il rischio di tumori. E nel 1982 la National Academy of Sciences pubblica negli Usa il primo grande rapporto su cibo e cancro, includendo anche le prime linee guida per una corretta alimentazione.Negli anni ‘90 vengono pubblicati molti studi che confermano la relazione tra alcuni cibi e i tumori, e risulta evidente il legame tra consumo di alcolici e il maggior sviluppo di cancro del colon e del seno. Nel 1994 l’epidemiologa italiana Silvia Franceschi osserva che la miglior arma contro lo sviluppo di tumori in campo alimentare, è quello di portare avanti una dieta varia, più che limitata e restrittiva. È altrettanto certo che il modo di mangiare mediterraneo ha una funzione altamente protettiva, quindi un regime ad elevato contenuto di calorie, pieno di grassi animali è sconsigliato, mentre diete ricche di fibre, quindi caratterizzate dal consumo di frutta e verdura, sembrano avere un ruolo di prevenzione.Tra il 2004 e il 2014 si chiude la raccolta dei dati EPIC, uno studio epidemiologico sulle abitudini di vita degli europei, cofinanziato da Airc. Il risultato afferma che la dieta mediterranea è il modello alimentare più efficace nella prevenzione dei tumori. Inoltre nel 2012-2013 un’ulteriore analisi di EPIC evidenzia che il consumo di antiossidanti (disponibili nei cibi e non come integratori) riduce il consumo di cancro gastrico. Altre ricerche confermano che l’obesità e l’aumento della circonferenza addominale costituiscono un fattore di rischio per molti tipi di patologie tumorali.Alla luce di queste scoperte, risulta chiaro quanto adottare abitudini alimentari il più corrette possibili possa portare a diminuire il rischio di patologie tumorali, che purtroppo rappresentano ancora un tipo di malattie, verso cui la medicina ha terapie efficaci ma non nella maggioranza dei casi. Risulta quindi fondamentale fare prevenzione, e il campo dell’alimentazione è sicuramente uno dei settori in cui si può agire, consigliando cibi protettivi limitando quelli invece più rischiosi per il nostro organismo.
