INPS. FINISCE L’ERA BOERI, ARRIVA PASQUALE TRIDICO, FEDELE DI DI MAIO

INPS. FINISCE L’ERA BOERI, ARRIVA PASQUALE TRIDICO, FEDELE DI DI MAIO

Dopo l’era Boeri è la volta di Pasquale Tridico alla guida dell’Inps, il gigantesco istituto che si occupa di erogare le pensioni e tutte le altre forme di previdenza sociale in Italia.Luigi Di Maio ha firmato la nominaufficializzando la scelta dell’economista come commissario in attesa della riforma della governance dell’Istituto previdenziale. Una poltrona scomoda per quanti l’hanno occupata,soprattutto negli ultimi decenni, da Antonio Mastrapasqua (l’uomo dei 25 incarichi) a Tito Boeri, il cui incarico è scaduto sabato scorso. Nei cinque anni della sua presidenza, il bocconiano nominato da Renzi non ha mai lesinato critiche, anche piuttosto accese, né al governo precedente né tanto meno a quello attuale. Benché l’Inps sia sottoposta alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’ormaiex presidente ne ha sempre sostenuto l’indipendenza e la difesa del bilancio,opponendosi con vigore alla richiesta di maggiori spese senza coperture a fronte di nuovi interventi che andassero a minare la stabilità dei conti garantiti dalla riforma Fornero. Le critiche, anche feroci, sul ‘decreto dignità’ e ‘quota 100’hanno occupato diverse pagine di giornali e talk-show poiché andavano ad intaccare quella riforma che, benché avesse castigato gli italiani costringendoli al lavoro per diversi anni ancora, è tuttavia indispensabile per mantenere in equilibrio i conti. Così come gli stranieri residenti in Italia, altrettanto fondamentali per il bilancio del suo Ente.Critiche, queste, viste come ingerenze inopportune dai due vicepremierche lo hanno accusato di remare contro e, in diversi momenti, ne hanno anche chiesto le dimissioni. “Mai più un uomo solo al comando”è stato detto più di una volta riferendosi al gigantesco Ente.E’ così è stato.Accanto al commissario Tridico fresco di nomina un vicepresidente, Francesco Verbano, già segretario generale del Ministero del Lavoro. Una scelta,la presidenza,caldeggiata e ufficializzata da Di Maioche, in questa tornata, ha avuto la meglio sul suo diretto competitor leghista. Classe 1975, il neo presidente nasce a Scala Coeli, nel cosentino.Nel 2000 consegueuna laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionalipresso La Sapienza di Roma per conseguire, l’anno successivoun master in Economiae Relazioni Internazionali. Dopo un periodo di studio nel Regno Unito,nel 2004 il Dottorato in Economia e comincia la sua carriera come docente. Nel 2013 l’abilitazione come professore universitario gli spalanca la cattedra dell’Università Roma Tre come professore di Economia Politica. Al curriculum del professore, Di Maio ha prestato attenzione fin dal momento della scelta della squadra da presentare alla vigilia delle elezioni del 4 marzo.Era uno dei papabili al Ministero del Lavoro.Poltrona poi occupata dal vicepremier dopo l’alleanza di governo con la Lega. ‘Uomo di fiducia’ di Di Maioè la prima delle prime definizioni che gli vengono attribuite quando se ne tratteggia un profilo. La seconda è che la sua nomina sarebbe una contropartita dopo il salvataggio di Salvini per il caso Diciotti:‘una ricompensa’,sostiene il PD. Motivata dal fatto cheTridico è il ‘padre’ del reddito di cittadinanza, oltre ad essere, come detto, un fedelissimo del vicepremier pentastellato. Una nomina che farebbe tremare i polsi a chiunque.Con Quota 100 e Reddito di Cittadinanza che esigono di avere una guida ferma e competente per essere attuate senza mandare i conti a gambe all’aria.Una poltrona che scotta da sempre ma che ora è più rovente che mai. L’uomo giusto al posto giusto?Di Maio e il MoVimento tutto sembra non avere dubbi. Per i comuni mortali invece, solo il tempo saprà dire se questa sarà stata la scelta giusta.