LA MODA NON È PIÙ LA STESSA SENZA KAISER KARL. ECCO CHI ERA IL GENIO LAGERFELD

LA MODA NON È PIÙ LA STESSA SENZA KAISER KARL. ECCO CHI ERA IL GENIO LAGERFELD

Ci ha lasciato un altro grande della moda, Karl Lagerfeld. La notizia è arrivata online dal magazine francese “Closer”.Lagerfeld aveva 85 anni e si è spento a Parigi nella mattinata di oggi 19 febbraio a poche ore dalla Milano fashion week. Dal 1983 era la mente creativa della casa di alta moda Chanel. Era soprannominato Kaiser, attribuitogli proprio per la sua indipendenza dalle contaminazioni della moda. Il grande stilista guidava da tempo la maison francese con carismatico guizzo. Il suo look: occhi coperti da grandi occhiali da sole ed i suoi bianchi capelli raccolti con una coda di cavallo, camicie dal colletto alto e vestiti neri con cravatta, oltre ai suoi due irrinunciabii accessori: mezzi guanti neri e ventaglio alla stregua degli imperatori dell’antico oriente. Nell’ultima sfilata della collezione Haute Couture primavera/estate 2019 tenuta nel Gran Palais era apparso stanco, tanto da chiedere a Virginie Viard, sua storica braccio destro, di uscire al suo posto. La Viard si è presentata al pubblico con la modella italiana Vittoria Cerretti con un lungo velo da sposa applicato ad una calotta e un costume/bustier lavorato come il copricapo, tra la meraviglia di tutta la sala. Quello che poteva far pensare ad un affaticamento dovuto al superlavoro, si è poi conclamato nel tragico epilogo. Appassionato del 18° secolo anche nell’ultima sua sfilata se ne coglievano le connotazioni. Il comunicato ufficiale per i media di tutto il mondo presenti a Parigi per l’occasione, recitava: “Chanel ha presentato la sua collezione haute couture primavera-estate 2019 al Grand Palais in un set ispirato a un giardino mediterraneo. La collezione, disegnata da Karl Lagerfeld è ispirata al suo periodo favorito, il XVIII secolo. Per il tradizionale saluto alla fine dello show, Lagerfeld, direttore artistico di Chanel, sentendosi stanco, ha chiesto a Virginie Viard, direttore creativo dell’ufficio stile della maison, di rappresentarlo e di salutare gli ospiti insieme alla sposa. Virginie Viard, creative studio director ed Eric Pfrunder, Chanel’s director of image, continuano a lavorare con lui e a occuparsi delle collezioni del brand e delle immagini della campagna”. Nel comunicato si dava conferma di una situazione che non destava preoccupazioni.Oggi nello sbigottimento generale il mondo ha appreso la notizia. Karl Lagerfeld era un uomo dalla capacità di avere mille interessi, un genio – si diceva- un uomo riascimentale, Riccardo Tisci in un’intervista del 2013 lo citò come esempio della moda meno allineata, definendolo un punk. Era nato ad Amburgo il 10 settembre ’33, figlio dell’imprenditore di un’azienda casearia Otto Lagerfeld, e di Elizabeth Bahlmann, una ex commessa di negozio.Anche per la sua data di nascita e per la sua famiglia Lagerfeld adottava il sistema che le cose dovevano andare come voleva lui a prescindere da tutto il resto.Per la sua data raccontava di essere nato prima nel ’38 per poi buttarsi su ’35, fino a che in un’intervista un amico e compagno di scuola confermava che Lagerfeld era nato nel ’33… Fino alla fine non ha mai confermato la verità. Raccontava di avere origini nobiliari, Il padre era Otto Ludwing Lagerfeld, un nobile della casata svizzera, mentre la madre era conosciuta come “Elizabeth di Germania”. Un talento che emerge subito, all’età di 14 anni va a Parigi per studiare arte e disegno. Parla molte lingue e immediatamente riesce ad emergere, vince nel ’54 il neo Woolmark Prize che è l’antesignano dei premi di moda. E’ il bozzetto di un cappotto che gli fa vincere il premio da condividere con un altro eccezionale talento Yves Saint Laurent che aveva creato un abito da sera. Nel’55 il giovanissimo Lagerfeld vince un concorso ed entra a lavorare in un atelier con uno dei miti dell’alta moda Pierre Balmain. Per tre anni lavora nell’atelier, per poi approdare nel 1958 con un altro nome storico Jean Patou e grazie all’aiuto della famiglia riesce ad aprire un negozio a Parigi.In quegli anni frequenta una veggente e segue a menadito tutto quello che lei gli consiglia, per lui è la Veggente, Madame Zereakian di origine turca la stessa alla quale si rivolgeva anche Cristian Dior. Tra le varie previsioni c’era proprio il successo nel campo della moda. Inizio come creativo freelance nel 1965, per arrivare da Chloè, parallelamente all’incontro con le sorelle Fendi quando inizia ad occuparsi delle pellicce, coniando l’espressione Fun Fur (divertirsi con le pellicce). Le due F incrociate che saranno poi il simbolo Fendi. E’ in Fendi che sarà uno dei direttori creativi al fianco di Silvia Venturini. Gli anni ’80 saranno la conclamazione del Kaiser della moda, nel 1982 viene chiamato da Alain Wertheimer presidente della casa di moda Chanel dove si occuperà prima dell’haute couture, poi, sia del prêt-à-porter che degli accessori della Griffe, fino alla trasformazione nella mente creativa del marchio e di ogni dettaglio del mondo di Madmoiselle Coco, rendendo il marchio un’icona di stile. Ha rinnovato e reso attuali i dettami dello stile Chanel: i tessuti bouclé, i giacchini senza revers, le borse con le catena a tracolla, i fili di perle e le camelie. Le sfilate Chanel sempre nel Gran Palais di Parigi con scenografie teatrali, sempre di stile e foggia diverse.Dal 1987 si occuperà della promozione del Brand.Durante il suo percorso in Chanel Lagerfeld lancia anche una linea con il suo nome, ma dal successo altalenante, malgrado la sua capacità di trasformare tutto ciò che toccava in oro. Era etichettato una “fashion machine”, passando dal lusso al fast fashion. Il re Mida disegnava e creava nuove proposte per marchi d’élite: Rolex, Hogan, Diesel, Cassina, H&M e Melissa. Si cimenta anche nel mondo dell’opera e negli anni ’80 disegnò i costumi dei Troyens di Berlioz al Teatro alla Scala. Anche la fotografia fu per il Kaiser una grande passione e nel 2011 firmò col titolo MItology il calendario Pirelli. Ha avuto una lunga relazione col dandy Jaques de Bascher ed ha rivolto vero amore e grande dedizione alla sua gatta Choupette che considerava come la “Greta Garbo dei felini” e dichiarava che grazie a lei era diventato meno egoista.