LA TORINO DI MARELLA, LA TORINO DEI RAZZISTI

LA TORINO DI MARELLA, LA TORINO DEI RAZZISTI

A Torino è mancata Marella Agnelli, vedova dell’Avvocato, 92 anni. La pagina della Stampa pubblica un bellissimo ricordo, scritto con eleganza e stile da Vittorio Sabadin; la signora è ritratta, nel pezzo, anche geograficamente, viene raccontata in ogni sua dimora per il mondo. A Torino la mamma di un ragazzo di origine asiatica dice che «mio figlio ora va all’università in bicicletta perché sui mezzi pubblici si sente guardato male. Negli ultimi mesi l’intolleranza forte legata alla fisionomia e al colore della pelle, soprattutto scura, è molto percepibile e coinvolge anche i più piccoli». La pagina della Stampa pubblica un articolo con titolo e sottotitolo così: «Minacce in classe, in strada e sul bus: “Torino è diventata una città razzista”.Al centro d’ascolto arrivano centinaia di denunce. Le mamme adottive: in rete per fermare l’odio». Se parliamo di invidia sociale abbiamo due direzioni, verso due simboli, due bersagli: una, verso l’alto, la moglie di colui che è stato per l’Italia un re: inarrivabile per censo, intelligenza e stile; un’altra, verso il basso, la discriminazione squallida per colore della pelle e origine, in un simbolismo all’opposto della medesima forza. Ho letto i commenti alle due notizie. Per fortuna, e in una maniera che, ammetto, mi ha sorpreso, praticamente tutti i commenti alla notizia della signora Agnelli sono di cordoglio, partecipazione, attestazioni di stima, rammarico. Uno soltanto tenta l’ironia, gli esce un’idiozia, viene cazziato. Invece, purtroppo e senza sorpresa, i commenti all’altra notizia sono (spesso) di questo tipo. “Ma che razzismo e razzismo, tutti momenti ci sono articoli in proposito, domandatevi piuttosto se non sono gli italiani a essere trattati come pezze da piedi e sono stufi di questo razzismo al contrario voluto dalla sinistra.” “Razzisti no, ma con le palle piene si!! Chi viene in Italia per lavorare e fare un vita onesta è sempre benvenuto chi arriva in Italia per fare il delinquente è bene che resti a casa sua. Non confondiamo il razzismo con altro! Basta colpevolizzare l’Italia!!” “”La stampa”, vergognosa la posizione politica che avete preso. Fa male all’Italia . Offende noi italiani, che razzisti di certo NON SIAMO! …..ma, soprattutto, offende la categoria di voi giornalisti.” Uno, in ribattuta a una ribattuta, pubblica un pezzo a caso, di un ragazzo italiano che a Lucca è stato picchiato da un gruppo di ragazzi di origine africana. Non importa quando, non importa come, non importa perché, tanto basta per questo signore per sostenere che tutti gli africani spezzano le ossa e vogliono il male degli italiani. Amen. Perché collego le due cose? Perché se fosse, come alcuni sostengono, SOLTANTO il mezzo Facebook, se fosse SOLTANTO la sua natura di sfogatoio, se fosse SOLTANTO invidia sociale legata alla situazione economica, se fosse SOLTANTO un problema di maleducazione nell’uso dei social, se fosse SOLTANTO la fatica sociale, io mi aspetterei fulmini, saette, fuoco e fiamme, ironia fuori luogo e sarcasmo, sotto alla notizia della morte della signora Agnelli, per tutto quello che rappresenta. Fulmini, saette, fuoco e fiamme, invece, vengono cosparse come letame a commento dell’altra notizia, l’allarme delle mamme di ragazzi adottati. Quando raccontavo i bar per La Stampa mi colpì un ragazzo di un quartiere a forte immigrazione africana, certamente “esasperato”, che mi disse: «Non siamo razzisti, ci hanno fatto diventare». E no, Iniziamo a capirci sulle parole, troppo facile autoassolversi. Assumiti la responsabilità del salto logico, nella tua mente – che è in realtà illogico, un buco, una discontinuità, un errore nel sillogismo: in quello spazio nasce il tuo razzismo. Però è tuo, di nessun altro.