ME MENAVA MA QUANTO ME AMAVA
Ma siamo sicuri che l’evoluzione riguardi tutte le persone? Siamo certi che il progresso e l’andare avanti, coinvolgano tutti? La domanda non è priva di senso o di fondamento, anzi, andando a spigolare tra le cronache nazionali e mondiali, sembra quasi che un senso di ottusità pervada le menti e gli animi. Al di la della violenza ormai conclamata relativa a tutte le sfere dell’essere, dallo sport alla vita in comune, tra resoconti di sparatoriee stragi, insulti e spari a vittime innocenti di criminali falliti, ciò che più spaventa è l’amore violento. O meglio, il finto amore spacciato per tale ma condito di botte e dolore. Quante donne non riescono ad uscire dalle proprie vite, dalle loro case, dai loro dolori, perché costrette a cedere alla paura, all’oppressione? E quante donne ancora si ostinano a voler vedere in questi trattamenti un attaccamento amoroso? Questa è la parte più sconvolgente, come se un corto circuito mentale impedisse di vedere la realtà, trasfigurando totalmente ciò che si subisce. Mi mena ma mi ama. Questa frase, che farebbe rivoltare le budella e stringere i pugni anche al più pacifico degli esseri umani, viene spesso ripetuta dalle donne che hanno accanto animali bipedi dal pollice opponibile. Mi menava ma quanto mi amava ripetono davanti ai giudici, accecate dall’appartenenza nata dalle botte ricevute, come cuccioli ammaestrati con carote e bastoni. E non esistono scarpette rosse, non contano i resoconti, le testimonianze delle sopravvissute, non importa quante donne diranno che l’amore non lascia lividi. Mi mena perché mi ama, perché ci tiene a me, e viene in mente il film con Alberto Sordi e Monica Vitti, quell’ “Amore mio aiutami”, in cui lui, picchiandola tra le dune di Sabaudia, la incita con “di che lo ami”, finchè lei sconfitta e tumefatta dice “non lo amo più”. Quante risate ci siamo fatti vedendo quella scena, ma sapevamo che si trattava di un film, esorcizzavamo la realtà grazie alla bravura di Albertone e della Vitti, anche se dentro di noi sapevamo, e sappiamo, che ancora oggi c’è che impone la sua presenza con la forza, l’amore con la violenza, il sesso con la prepotenza. E dietro a queste azioni sempre la solita finzione, la solita parola amore che dovrebbe lenire e mitigare la sofferenza. Le lacrime dovrebbero essere asciugate da cosa? Dal possesso spacciato per affinità? Da mani troppo dure per poter dare carezze? Dalla vigliaccheria manifesta in presenza di altre persone, di testimoni? Il domani per molte donne è solo un giorno di terrore in più, una nuova sveglia di angoscia, e non importa se troveranno un fiore tra uno schiaffo ed un insulto, quello non è amore, e nessuno scriverà mai su una lapide “era menata ma era tanto amata”.
