MIMMO LUCANO: LA CASSAZIONE CASSA CON RINVIO E CHIEDE DI RIVEDERE DIVIETO DI DIMORA

MIMMO LUCANO: LA CASSAZIONE CASSA CON RINVIO E CHIEDE DI RIVEDERE DIVIETO DI DIMORA

Dove avevamo lasciato Mimmo Lucano? Non a Riace, dove per ordine della magistratura non può rientrare. La misura cautelare che lo riguarda, il divieto di dimora, gli impedisce di soggiornare in un determinato luogo e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che procede. Ma il sindaco dell’accoglienza, come è stato, ormai, universalmente riconosciuto, non ha mai obbedito facendo tutto il possibile secondo legge per difendere la sua scelta. Concussione, malversazione, associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato , favoreggiamento immigrazione clandestina, questi i reati ascritti a Lucano nel procedimento che lo ha visto coinvolto. Il Gip ha poi dichiarato infondate le accuse di concussione, falso, malversazione, associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato ipotizzate dalla procura, bollandole come ricostruzioni fantasiose, “congetture, accuse vaghe, indimostrabili o presuntive” e ha rigettato ben sette capi d’accusa precisando che la condotta di Lucano “non si è mai tradotta in alcune delle ipotesi delittuose delineate dagli inquirenti”. Il sindaco sarebbe finito agli arresti domiciliari e poi a sopportare il ” divieto di dimora” con le sole accuse rimaste in piedi: quella di aver affidato la gestione dei rifiuti del piccolo comune a cooperative di cittadini e migranti – creando posti di lavoro e sottraendo il servizio agli appetiti della criminalità organizzata – e quella di aver di aver favorito un matrimonio di convenienza, avendo suggerito che una ragazza rifugiata alla quale era stata respinta la protezione internazionale si sposasse con un italiano ( cifr. Il fattoquotidiano). L’episodio aveva scatenato il sorgere delle solite fazioni. I pro e i contro Lucano. E poi le strumentalizzazioni politiche della vicenda con destra e sinistra a ragionare pro domo loro infischiandosene in realta’di Lucano, di Riace e della Calabria intera. Passerelle, proclami, secondo i migliori copioni del caso. Un divieto di dimora stabilito per evitare quello che in gergo giuridico viene denominato” inquinamento delle prove”. Caulonia, dove è stato disposto l’obbligo di soggiornare non è distante dalla cittadina della locride che era rifiorita grazie alle iniziative del sindaco. Ma non è la distanza reale a pesare, è il sentore che tutto ciò che si è costruito con arnesi spesso logori, combattendo ogni giorno contro l’elefantiaca macchina burocratica, contro i retaggi di una realtà che della sottomissione aveva fatto il suo credo, contro il pregiudizio e l’intolleranza, contro le parole ” impossibile e rassegnazione”, stia per essere vanificato, sacrificato sull’altare della ragion di stato. Mimmo Lucano è un uomo mite eppure indomito e mai rinunciatario. A chi lo ha ha intervistato in questi mesi ha sempre dichiarato che unico vessillo del suo operato è sempre stata la Costituzione italiana. Dentro i suoi principi fondamentali ha sempre individuato i caposaldi della civiltà italiana e, per onorare quei precetti ha affrontato la gogna mediatica, il dileggio, l’appellativo di disobbediente. Eppure Mimmo Lucano non si è trincerato dietro il ” non avete capito”, non ha cavalcato l’onda di un successo personale per accampare diritti o sconti, non ha prestato il fianco a pettegolezzi o a diatribe da comari. Con la serietà che ne connota la persona e il suo incedere ha bevuto il fiele delle incomprensioni, delle notizie artate e provocatorie e, nel silenzio dei forti e dei giusti, ha percorso il cammino dettato dalle norme per fare valere i suoi diritti ed è giunto fino in Cassazione. Due giorni fa il verdetto: accolto in parte, dalla Cassazione, il ricorso della difesa del sindaco sospeso contro l’ordinanza del riesame di Reggio Calabria che lo scorso 16 ottobre gli aveva imposto il divieto di dimora a Riace. In particolare, i supremi giudici hanno “annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente di cui al capo ‘T’ della rubrica e alle esigenze cautelari e si rinvia per nuova deliberazione su tali punti al tribunale di Reggio Calabria sezione riesame”.( cfr Ansa ). Al solito si sono mossi favorevoli e detrattori ad effettuare una disamina del provvedimento che appare formalmente corretto. I sostenitori di Lucano gridano alla vittoria senza se e senza ma. I detrattori vedono in quel rinvio al tribunale del riesame il torbido della condotta del sindaco sospeso. Deludere gli uni e gli altri è semplice e soccorre sempre in questo proprio il sorriso pacato e mesto del sindaco il quale avrebbe dichiarato di non rilasciare interviste prima di avere letto con i suoi avvocati le motivazioni del rinvio. Con il ricorso in cassazione possono essere fatti valere solo i vizi di legittimità della sentenza tassativamente elencati dalla legge. Una sentenza può essere cassata senza rinvio alcuno ai tribunali di merito (tribunali e corti d appello) o può essere annullata con rinvio. La cassazione con rinvio si ha nei casi, residuali rispetto a quelli di cassazione senza rinvio, in cui il processo, a seguito della decisione della Corte, procede dinanzi a un altro giudice e viene disposto quando la Corte ritiene che il giudice del merito debba compiere delle nuove valutazioni. Nel caso, quindi, di Lucano la Corte ha ritenuto, avendo disposto il rinvio al tribunale del riesame di Reggio Calabria, che ci fossero i presupposti per una rivisitazione della decisione nel merito. Aspetta un nuovo verdetto il mondo di Lucano, quel mondo fatto di piccole cose, quelle vere, autentiche, che profumano di paese, di storia, di solidarietà, che sanno dare un voto a una vita e un colore solo al dolore.