NON CI SIETE ANCORA RIUSCITI
C’hanno provato, eccome se c’hanno provato. Prima ci provarono i Celti di Brenno, nel 387 prima di Cristo. Quelli che volevano farsi pagare in oro per non devastare la città. E meno male che intervenne Furio Camillo, quello della metropolitana, che dichiarò “non con l’oro ma col ferro si riscatta la patria”, intendendo le armi, ovviamente. Poi ci furono, nel 410 dopo Cristo, i Visigoti di Alarico. Tre giorni di razzie e devastazioni, furti e stupri, in una città dove la gente era già ridotta alla fame dalle cattive politiche. Monumenti distrutti ed incendi dovunque, nella città dei Sette Colli, stretta tra Tevere e colline. Non riuscirono a distruggerla neanche i Vandali, guidati da Genserico, nel 455. 14 giorni di stupri e saccheggi, con un esercito composto da africani ed arabi. Ma non riuscirono loro e non riuscirono gli Ostrogoti di Totila, che nel 549 entrarono in città e ne fecero anche la loro capitale, seppur per un tempo limitato. Certo, i romani piegarono la testa ai tedeschi finchè un eunuco inviato da Giustiniano affrontò il capo nemico in Umbria e lo uccise. Ed intanto la città, la Caput Mundi, era rimasta quasi deserta, da un milione e mezzo di abitanti che contava durante l’impero, la popolazione era arrivata a 50.000 persone. ci provarono anche i Saraceni, nell’830. Arrivarono ad Ostia, presero un gelato da Sisto e poi scatenarono la loro furia sulle campagne romane, su ciò che c’era all’esterno delle mura, saccheggiando anche le Basiliche di San Pietro e San Paolo. Forse in quel caso non ci furono stupri, ma non si sa mai. Ci provarono anche i Normanni di Roberto il Guiscardo, che entrarono dalla via Appia, percorsero la via Labicana, ed arrivarono al Colosseo, non ancora pedonale. Si stabilirono in una zona tra Labicana e Colosseo, ancora oggi nota come via dei Normanni, e da li rasero al suolo l’Aventino, la zona del Celio, del Colle Oppio, tanto che quelle aree rimasero disabitate a lungo. Ma nemmeno i Normanni riuscirono a farcela. Anche se ci provarono con più ferocia di tutti, chiamati da un papa, Gregorio VII, che non essendo in grado di pagarli gli lasciò mano libera. Bravi sti papi, che anche loro ci provarono, eccome, demolendo i monumenti per costruire le loro chiese, i loro palazzi. Il marmo del Colosseo come le pietre del Circo Massimo e del Teatro di Marcello. Tutto materiale usato per la loro esaltazione e non per la divina consacrazione. Ma almeno, qualcosa ci hanno lasciato in cambio, mentre gli altri no. Non ci riuscirono neanche i Lanzichenecchi, che causarono 20.000 morti nel 1527. Una brutalità inaudita, le chiese profanate, i tesori rubati, le monache violentate così come tutte le altre donne, trovate in casa o per strada. Non ci sono riusciti loro e non ci riuscirete voi, nonostante le vostre assurde politiche, nonostante l’incuria, nonostante voi e nonostante noi, Roma resisterà a tutto, come ha sempre fatto. Forse andrà ancora in rovina, forse le erbacce copriranno i monumenti e le chiese, ma Roma non cadrà. E se Roma non è caduta è perché chiunque vi abbia messo piede si è sentito romano, sentendosi parte di una storia più grande. Forse è il caso che molti la storia la ripassino.
