UE. IL COUNTRY REPORT BOCCIA IL GOVERNO CONTE, VEDIAMO PERCHE’

UE. IL COUNTRY REPORT BOCCIA IL GOVERNO CONTE, VEDIAMO PERCHE’

Nonostante le indubbie capacità diplomatiche e d’intermediazione del premier Giuseppe Conte, l’Unione europea sta per infliggere l’ennesima impietosa batosta all’Italia, con un giudizio tutt’altro che compiacente verso la nostra economia. Oggi dovrebbe essere pubblicato il “Country Report”, ossia una sorta di ‘pagella’ annuale attraverso la quale si esprime una valutazione sull’economia di ciascun  Paese dell’Eurozona. Il quotidiano Repubblica i giorni scorsi ha pubblicato in anticipo la bozza del Report, che potrebbe essere suscettibile di qualche variazione, ma nella sostanza i ‘voti’ sull’economia italiana e sulle misure intraprese dal Governo, sono più che negativi, pertanto la ‘bocciatura’  è praticamente scontata. Secondo il giudizio dell’Unione, sarebbero proprio le misure cardine adottate dall’esecutivo a non risultare efficaci per incidere realmente sull’attuale assetto macroeconomico,  quali Reddito di Cittadinanza e Quota 100’, “non in grado d’impattare positivamente sulla crescita a lungo termine”. Una crescita praticamente quasi ferma, anche secondo i rating delle Organizzazioni internazionali e Agenzie varie, il cui giudizio purtroppo assume una grande rilevanza per il ‘sentiment’ dei mercati. In questo importante resoconto annuale non c’è spazio per l’ottimismo, secondo le conclusioni dell’Ue, gli squilibri macroeconomici potrebbero volgere al peggio, con la naturale conseguenza di un aumento del debito pubblico, che va quindi a rendere più fragili le condizioni strutturali dell’economia. Il reddito di cittadinanza inciderebbe in maniera marginale sui consumi, producendo poco movimento in questo ambito, certo non sufficiente a far girare con vigore gli ingranaggi più importanti del sistema. L’Ue non fa sconti neppure sull’altra misura argine della politica economica dell’esecutivo italiano, ossia “Quota 100”, la quale contribuirebbe “solo a peggiorare la spesa pensionistica”, senza sbloccare la situazione di stallo in atto, una fase di crescita ‘zero’, già definita recessione ‘tecnica’. Non c’è un ritorno reale in termini di crescita nell’adozione di queste strategie, e la manovra rischia di essere fallimentare, secondo l’analisi del Country Report che oggi pubblicherà Bruxelles. I provvedimenti del Governo Conte non raggiungono in definitiva gli obiettivi ritenuti lungimiranti, non risultano essere quella panacea in grado di curare le affezioni croniche di un’economia schiacciata da decenni ormai da un debito pubblico che mai nessun esecutivo è riuscito a bloccare, o a contenere con misure idonee. La crescita è molto condizionata da questo peso che condiziona l’assetto strutturale dell’intera economia, e non permette una svolta veramente decisiva, un avanzamento del Pil tale da permettere d’intervenire su deficit e debito in modo determinante. Non solo. Nella sua analisi, Bruxelles, esprime preoccupazione perché il male cronico che opprime l’economia italiana potrebbe risultare ‘virulento’ al punto da diventare fattore di “rischio contagio” in Europa, e in particolare in area euro. Siamo e restiamo in uno stato di vigilanza e ‘monitoraggio’ continuo, proprio a causa del fattore rischio anche per gli altri Paesi. Un giudizio che nessuna attenuante concede alle strategie messe in atto dal Governo per affrontare le varie emergenze, giudizio che produrrà le sue conseguenze, non veri stimoli, in quanto gli autori delle misure così tanto discusse nell’ambito della coalizione, non si sono mai seriamente allarmati per gli strali continui provenienti dalla Commissione europea. Nemmeno si sono preoccupati, i due vicepremier italiani, del downgrade sulle recenti stime del Pil italiano, che è andato di pochissimo oltre lo ‘zero’. L’Ue al momento non sollecita una manovra bis, ma è una semplice conseguenza delle analisi sulla politica economica portata avanti dall’esecutivo, che risulta fonte di squilibri e non di sostegno e crescita, secondo il Country Report. Insomma, Bruxelles non crede al campo dei miracoli, e nemmeno al boom economico tante volte pronosticato dai rappresentanti del Governo. “L’esercizio 2019” resta fortemente a rischio per l’”azienda Italia”, nonostante la tenuta dei fondamentali della sua economia. Nel Country Report si evidenziano anche altre vulnerabilità del sistema, come quello bancario, e si mette inoltre in rilievo anche la lentezza di quello giudiziario, osservazioni che l’Ue ha già fatto rilevare in altre circostanze, e che rimbalzano sempre come fattori di carenza e attenzione da parte del Governo. Non solo il quotidiano Repubblica, ha anticipato la stroncatura di Bruxelles sugli effetti della manovra, ma anche l’Agenzia Ansa, che riporta: “dal documento annuale si desume che il giudizio sull’operato del Governo è negativo, poiché gli interventi adottati non solo non sono in grado di sostenere la crescita, ma potrebbero essere causa di aumento del debito”. Altro rilievo contenuto nel Report riguarda la dinamica degli investimenti, aspetto fondamentale per abbandonare il suolo franoso della recessione nella quale l’Italia si è inoltrata; seguirebbero infatti un trend negativo, ossia in calo, sia quelli nazionali che quelli provenienti dall’estero. Il problema è rappresentato dal fatto che al momento non s’intravedono orizzonti più chiari in questo versante, vale a dire un’inversione di tendenza che incoraggi gli investitori ad avere maggiore fiducia nelle potenzialità dell’economia italiana. In conclusione si tratta di un quadro dipinto a tinte ‘fosche’, che probabilmente deve produrre effetti di reazione finalmente in grado di scuotere,  indurre ad intraprendere misure che si rivelino più affini alla situazione di attuale emergenza nei conti pubblici. Di certo il clima di pessimismo in generale non porta in alto l’umore della gente. L’incertezza e la mancanza di stabilità sono l’intercalare fissa nei giudizi degli osservatori, e si tratta di Organismi sovranazionali dei quali l’Italia fa parte, ai quali deve conformarsi in forza dei Trattati firmati nel corso degli anni. Non si può tuttavia dimenticare che la frenata ciclica che l’Italia sta affrontando, proviene dall’instabilità sul piano globale, che interessa anche le economie più solide del pianeta. Un’attenuante che in ogni caso non deve diventare alibi per giustificare fragilità e carenze di un’economia le cui potenzialità devono essere messe in luce con misure veramente adeguate alla congiuntura.