UNA FAMIGLIA, TUTTI I COLORI. A MILANO LA MOSTRA CONTRO IL RAZZISMO
Il senso è già nel titolo: “Una famiglia, tutti i colori”. La mostra che espone 65 scatti del fotografo newyorkese Tom Watson arricchiti dalle calligrafie di Francesco Guerrera, alla bellezza delle immagini aggiunge un significato importante, raccontando un’Italia che si ribella al clima di odio verso “l’altro” che si sta sempre più diffondendo e, insieme, le famiglie dell’adozione, che non hanno paura delle differenze. Aperta fino al 5 marzo da Acqua su Marte, in via Alessandria 3, zona Porta Genova a Milano, la mostra raccoglie ritratti gioiosi di mamme adottive e dei loro figli arrivati da Paesi lontani che rispondono alla domanda “Di che colore è la tua famiglia?”. Tra le mamme ritratte anche Paola Crestani, presidente del Ciai, e Gabriella Nobile, presidente e fondatrice di Mamme per la Pelle, che qualche mese fa ha scritto su Facebook una lettera aperta al ministro dell’Interno Matteo Salvini («sta regalando ai miei figli momenti di terrore davvero fuori dal comune») che ha raccolto decine di migliaia di like e condivisioni. La mostra, che ha il patrocinio del Comune di Milano, nasce proprio dalla collaborazione tra il Ciai, uno tra i più importanti enti italiani autorizzati alle adozioni internazionali, e l’associazione Mamme per la pelle, che ha tra gli scopi dare assistenza psicologica e legale gratuita alle famiglie che hanno subito episodi di razzismo e realizzare progetti di sensibilizzazione nelle scuole per spiegare che la diversità è un valore. «Avvertiamo la necessità di suonare un campanello d’allarme in un momento in cui il razzismo pare essere stato sdoganato» commenta Paola Crestani, presidente del Ciai. «E non lo facciamo solo per i nostri figli. Sentiamo anzi di portare avanti un’istanza universale, che riguarda tutti i bambini e ragazzi giunti qui da molte parti del mondo, che hanno diritto all’inclusione. Qualunque bambino potrebbe essere nostro figlio, e lo testimonieremo». Il Ciai lavora alle adozioni dagli anni Settanta «e non c’è mai stato un clima difficile come in questo momento» aggiunge Donatella Ceralli, responsabile della comunicazione dell’ente. «Eppure l’integrazione è possibile nell’assoluta normalità di una famiglia. Quella che si respira guardando gli scatti di Tom Watson». La mostra è organizzata in concomitanza con “People. Prima le persone”, la manifestazione nazionale contro la discriminazione in programma a Milano il 2 marzo a cui hanno già aderito moltissime associazioni e migliaia di persone. In rassegna anche un passo tratto da L’uomo bianco (Feltrinelli) di Ezio Mauro:«La pelle dello straniero, il suo colore diverso, lo stereotipo impronunciabile del “negro” tornano immediatamente a essere un’ossessione, attraversando i secoli e caricandosi di significati impropri che la scienza ha smontato nei decenni a uno a uno. Simmetricamente, il sangue che scorre sotto la “nostra” pelle diventa una contro-ossessione, una sorta di mito-rifugio dove cerchiamo asilo nell’involucro somatico e autorassicurazione nel guscio identitario, una sorta di protezione fisica». L’ingresso è libero, l’orario di apertura è dalle 15 alle 19 fino al 5 marzo, chiuso il sabato e la domenica.
