ALTRI RICORDI SU MASSIMO, MASSIMO BORDIN

ALTRI RICORDI SU MASSIMO, MASSIMO BORDIN

Non riesco a non pensare a Massimo.Sto riordinando tante idee. Spero poterlo fare anche con dei suoi materiali scritti. Bellissimi. Solo un perfezionista assoluto come lui poteva esserne non del tutto soddisfatto. Ma ora la insistenza muta del dolore mi porta a soffermarmi su dettagli che reputo dolcissimi.Per carità, Massimo era anche scorbutico, neanche poco. Ma io ho sempre intravisto un tratto di educatissima capacità di osservare i fattori umani, emotivi.Mai per giudicare, intervenire. Capire. Come in tutto il resto, credo per lui fosse importante capire. Arrivo al dettaglio.Nel 2011 gli chiedo se vuole essere mio partner, anzi se posso essere io suo partner, in una avventura radiofonica in una radio romana “commerciale”, Radio Manà Manà, messa su da una nota università privata. Diretta da Paolo, che mi chiama lì a dicembre 2010. Devo arrivare al dunque. Gli propongo la cosa durante un colloquio in radio, nella sua stanza. Si è dimesso da direttore da pochi mesi. Accetta senza molta titubanza, la cosa lo diverte e incuriosisce.Chiacchierando di libri, di calcio (capitolo a parte, forse due parole mi usciranno, a un certo punto), finiamo a parlare di Napoli. Fino al 2009 andavo ogni lunedì a Napoli, con un noto giornalista sportivo con cui lavoravo, e che lì era opinionista di una tv locale molto seguita. Parlando di Napoli finiamo a chiacchierare di caffè, di quanto sia importante per me, insonne, amante di Napoli, e del sigaretto dopo il caffè, d’estate soprattutto. Scopro così che un tema su cui Massimo è preparatissimo è il caffè. “E no Federi’, il caffè è una cosa seria oh, non scherzamo. Tra i commerciali, da supermercato, il migliore è Kimbo. Ma se vuoi scoprire la Rolls Royce del caffè, allora devi provare Passalacqua”.“Ma dai Massimo, ma davvero dici? Nun ce posso crede, pensavo di essere napoletanofilo doc, ma pure su questo batti tutti tu”.“Questo non lo so, però su Passalacqua prova, poi me dici”.“Ma dove lo trovo? Mica devo anda’ a Napoli spero…”.“Macché. Hai presente piazza Enrico Fermi, a Marconi? Beh, lì di fronte a Prenatal, sulla destra, all’angolo accanto al semaforo pedonale, andando verso il ponte c’è un gelataio. Vende pure mozzarelle, e altre cose napoletane. Lì lo vendono. Costa un poco, ma vedrai che poi non cambi più”. Non sempre riesco a passare lì, ma insomma, fatto sta che da allora, o Kimbo, o Passalacqua. Miscela Cremador, per l’esattezza.In una sequenza di messaggi whatsapp di tre anni fa, estivi, in occasione del suo compleanno (18 agosto, lo stesso giorno di mia sorella Costanza), ci siamo soffermati ancora sul caffè, discettando di macchinette. Io ero per la napoletana (quella che devi rovesciare), lui più per la moka. Cosa voglio dire?Varie cose.Che ho avuto il privilegio enorme di fare radio con un monumento della radiofonia (esperienza ripetuta anche nel 2012 e nel 2013), e questa è una gemma che porto nel cuore come una cosa preziosa (ho varie registrazioni conservate, ne parlerò, credo, se riesco).Che stasera sono andato dal gelataio che vende pure mozzarelle e caffè, a viale Marconi, senza comprar nulla, solo per riassaporare il passare lì, pensando “ma tu dimme, uno che mi fa capire da anni come funziona la realtà, mò me fa capi’ pure dove anna’ a compra’ er caffè”.Che sto cercando di appigliarmi a tutto ciò cui posso appigliarmi, per evitare di deglutire, e sentire solo il sapore della tristezza che invade la mente.Che dove c’è intelligenza, cultura, le vedi sempre all’opera, anche parlando di temi apparentemente banali (che poi non sono affatto banali: “E no Federi’, il caffè è una cosa seria oh, non scherzamo”).