ANCORA 43 GIORNI PER SALVARE UN PATRIMONIO NAZIONALE: RADIO RADICALE
CHIUNQUE VOGLIA DARE UNA MANO,NON ALZI BANDIERE PROPRIE MA AIUTI IL GOVERNO A DECIDERE Negli appelli accorati che nel corso degli anni si ripetono a favore della libertà di informazione talora, diciamo la verità, c’è un filo di retorica, di ipocrisia, di vittimismo . Ma non è questo il caso di Radio Radicale che fra 43 giorni non potrà più contare sul contributo erogato da 20 anni dal ministero dell’Economia a copertura del servizio pubblico offerto, trasmettendo in diretta le sedute del Parlamento e seguendo l’attività di tutte le istituzioni e i più grandi processi svolti nel Paese. Il governo, oltre a questo taglio definitivo, ha deciso anche l’azzeramento del contributo dell’editoria a partire dal primo gennaio del prossimo anno. Fra pochi mesi a Radio Radicale non resterà che chiudere. Chiunque l’abbia ascoltata almeno una volta, sa che questa emittente rappresenta, sia detto senza retorica, un autentico patrimonio nazionale: in anni nei quali non si viveva perennemente online, soltanto i microfoni di Radio Radicale hanno impresso nel loro archivio (unico al mondo) eventi politici e giudiziari, convegni spesso introvabili altrove, per non parlare dell’opera quotidiana dei suoi direttori e redattori, tutti connotati da un alto professionismo giornalistico, che deriva dalla pratica pluralistica, connaturata alla loro cultura politica. Per salvare la Radio, partiti, giornalisti, ma anche singoli cittadini farebbero meglio a non aizzare polemiche, o sottolineare le contraddizioni del governo. Chi vuole salvare la Radio – e non sventolare soltanto la propria bandierina – spinga in modo costruttivo affinché il governo cambi una decisione sbagliata.
