DEF 2019: UNA GIORNATA TRANQUILLA AL CARDIOPALMA
Ieri, dopo non poche peripezie è stato approvato il Documento di Economia e Finanza della Repubblica Italiana per l’anno corrente: il Premier in carica l’ha definita una giornata tranquilla. Non c’è stata l’attesa e consueta conferenza stampa oppure una generica dichiarazione agli organi di stampa da parte di qualche politico di vertice, non abbiamo sentito né Matteo Salvini e ancora meno l’infaticabile Giggino. Per quanto inusuale, conoscendo i personaggi da un annetto a questa parte, silenzio assoluto, tutti muti, neanche uno spiffero, un sussurro. Al netto delle apparenze, la situazione economica del Paese non è affatto tranquilla mentre il Pil scende, il deficit sale, una recessione in atto con crescita allo zero virgola. L’anno scorso, di questi tempi, qualche solone dell’epoca, pure designato per qualche giorno a dirigere il dicastero economico, pericolo poi sventato dall’intervento del Presidente della Repubblica, aveva previsto una crescita non inferiore al 3%. Successivamente, a deriva iniziata da parte di questo Governo del cambiamento, lo stesso mancato Ministro delle finanze ha abbandonato la barca, per allocarsi alla guida di un’Autorità indipendente e alquanto delicata come la Commissione per la società e la borsa (Consob). Mutuando la famosa frase, spesso ripetuta da un famoso economista tedesco di cui ora mi sfugge il nome “L’economia è il nostro destino”, voglio ricordare che proprio alcune Autorità indipendenti come la Banca d’Italia , la Corte dei Conti, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – senza citare altri organismi esterni come la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e altri – l’anno scorso, di questi tempi, già lanciarono degli alert, invitando ripetutamente i nostri soloni alla guida del Governo del Paese a modificare certe previsioni di crescita. Sono state delle profezie che ahimè, si stanno avverando con conseguenze che ad oggi, avendo vissuto l’autunno del 2011, possiamo solo temere: è un film che abbiamo già visto, drammatico, da ultima spiaggia. Giova tuttavia ricordare che all’epoca una certa stampa con la schiena dritta – penso alla prima pagina del Sole 24 Ore del 13 novembre 2011 – che uscì con un titolo a tutta pagina: “FATE PRESTO”. Furono giorni terribili, mancava la liquidità per la spesa corrente – stipendi e pensioni a fine mese – e l’ex cavaliere, non certo volentieri, con l’interesse sul debito in ascesa e con uno spread fuori controllo, fece un passo indietro, facendo posto al Governo Monti che scongiurò l’arrivo della Troika – Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea e quindi il fallimento del sistema Paese. Il resto è storia recente, insieme alla fatidica Legge Fornero, approvata dall’intero Parlamento nell’arco di venti giorni per salvare i conti pubblici. Cosa fare adesso per il bene dell’Italia? 1. Sconfessare subito e definitivamente la politica economica seguita dal Governo fino a questo momento; 2. Rifinanziare il grandissimo progetto del “Rammendo delle periferie e Piano casa”, nato nel 2015 sulla scorta di una geniale intuizione del neo senatore Renzo Piano; 3. Riaprire tutti i cantieri a cominciare dalla TAV, non potendo concepire o assecondare quell’autentica follia che ha osato definire “costi” il mancato incasso delle accise sui carburanti o gli oneri autostradali di un milione di TIR che verrebbero trasferiti dalla gomma alla rotaia; 4. Destinare tutti i recuperi o risparmi d’imposta, al cuneo fiscale, in modo da incoraggiare gli investimenti da parte delle imprese, aumentando la competitività del sistema Paese sui mercati esteri. Questo nell’immediato, per salvare il salvabile considerata la ristrettezza dei tempi: FATE PRESTO!
