GIORNALISMO, FABBRICA DI CHIMERE?

GIORNALISMO, FABBRICA DI CHIMERE?

GIORNALISTI/2 Li muove la passione, proprio come quelli che lavorano per la lirica al teatro Verdi, compreso il maestro Daniel Oren che si becca 250 mila euro all’anno. Sono gli aspiranti giornalisti che si agitano in cerca di un posto al sole. Io li conosco bene: o vengono dalle scuole di giornalismo che insegnano tanta teoria e poca pratica oppure sono autodidatti che scrivono bene e leggono meglio. La mia preferenza va verso questi ultimi: sono meno saccenti e più disposti ad imparare. Quando capita, e per fortuna capita sempre più di rado, che un padre mi chiede come comportarsi con il figlio che si è messo in testa di fare il giornalista io penso sempre a me stesso e al tempo perso a rincorrere un sogno. Anch’io sono stato vittima della fabbrica delle illusioni e quando leggo inserzioni come queste che ho trovato su un sito di annunci di lavoro resto sempre un po’ perplesso. Leggeteli anche voi: caspita, qui si offre l’opportunità di fare il giornalista, addirittura di prendere l’agognato tesserino (c’è chi lo chiama patentino come se si trattasse di guidare…la scrittura). Ma non vi accorgete che manca qualcosa? Già, non c’è traccia del trattamento economico. In entrambi gli annunci non è specificato quanto sarà corrisposto ai novelli cronisti. D’accordo, la gavetta è dura, bisogna mangiare tanta merda dicendo che è buona e mettere in conto cazziatoni e occhiatacce. Però un piccolo segno di affidabilità aiuterebbe a districarsi meglio in un mondo (e aggiungerei un “sottomondo”) in cui, e lo sottolineo a chiare lettere, nessuno, dico nessuno, può garantire il lavoro di giornalista a nessuno. Lo sfruttamento, quello sì, è invece sempre assicurato. Non fidatevi ragazzi.