INDUSTRIA: AUTO A PICCO. IL PEGGIOR DATO DA 10 ANNI
Per il terzo mese consecutivo nel nostro paese assistiamo al calo del mercato dell’ auto. Il Ministero del trasporto ha comunicato che nel mese di Marzo le immatricolazioni della motorizzazione sono diminuite del 9,61 % rispetto a quanto registrato nello stesso mese dell’anno scorso. La conferma che la manifattura europea sta continuando a perdere consistenza e solidità. E quella italiana inizia a prendere una forma definitiva a seguito dei segnali negativi che si sono susseguiti per tutto il 2018.La frontiera tecnologica si sta spostando verso l’elettrico e l’ibrido, e questo non manca di impattare i settori di auto a benzina e diesel in largo uso nel nostro paese. Non tutto negativo però, infatti l’industria italiana mostra segnali di ripresa nel complesso pur mettendo in evidenza il momento grigio che il settore auto vive. l’Istat mostra che il fatturato industriale è tornato a crescere a gennaio 2019, sia rispetto al mese precedente, dell’3,1%, sia su base annua, dello 0,6%. Il mercato auto potrà tornare in territorio positivo ma con incrementi marginali intorno all’1% e mantenendo le immatricolazioni di auto di poco sopra 1.900.000 unità nel 2020 e nel 2021. Cuneo è in cima alla lista delle province piemontesi più green, con un totale di 52mila tonnellate di CO2 risparmiate. Il merito va all’economia dell’usato, particolarmente sentita in questa provincia. Comprare beni usati come le auto fa bene oltre che ad essere conveniente al pianeta . Senza considerare i benefici a livello ambientale: comprare una vettura usata permette di risparmiare circa 5,6 tonnellate di CO2. Le auto usate dunque piacciono agli italiani e si tratta di un mercato dalle connotazioni green sempre più in crescita, anche questo incide sugli acquisti delle auto nuove di concessionario. Insomma: cambia la mentalità degli automobilisti ma cambia anche la disponibilità delle famiglie italiane che dopo aver condotto l’auto in strada la vedono svalutare a vista d’occhio. Le conseguenze sull’occupazione sono estremamente gravi ed aggravano le condizioni delle famiglie italiane facendo slittare gli acquisti di beni fino a qualche decennio fa, ritenuti “importanti”, lasciando spazio alla cura dell’ambiente e del portafoglio.
