L’INTELLETTUALE SI RIAPPROPRI DEL SUO RUOLO: DIVERTIRE

L’INTELLETTUALE SI RIAPPROPRI DEL SUO RUOLO: DIVERTIRE

L’intellettuale si riappropri del suo ruolo: divertire Ho assistito per  quattro giorni filati ad una grande kermesse. Un incontro di persone che,  nella melma del pensiero dei nostri tempi potrebbero essere definiti radical chic o buonisti o in altro modo dispregiativo.  La mia fortuna è stata anche che il Moby Dick Festival si è svolto fra le mie mura amiche, nella piazza che mi ha visto crescere e che mi sia stato concesso anche un piccolo spazio.Ma la soddisfazione più grande è stata constatare una specie di unanimità nel pensiero di tutti gli intervenuti: l’intellettuale deve divertire.Divertire è qui usato nel senso etimologico del termine, nel significato primigenio della parola (non a caso il tema del festival era la parola). Divertire qui sta per Divertere o più antico Devertere.E non si tratta solo di distogliere o di distrarre,  meglio far distogliere e distrarre,  lo sguardo da cure e pensieri molesti per un sollazzo, e una ri-creazione indispensabile,  quanto far distogliere, deviare, far volgere altrove, magari in direzione opposta, un andazzo greve ed una deriva del pensiero come si stava prefigurando.E il più grave errore degli intellettuali del nostro tempo è che non hanno divertito, non ci hanno divertito, non ci hanno fatto devertere lo sguardo dalla direzione che stavamo prendendo. E purtroppo ci siamo ritrovati in questa melmosa palude di oscurantismo generalizzato. Anzi, alcuni di essi, hanno ignominiosamente disertato dal loro ruolo indirizzandosi acriticamente come il gregge.In questi giorni però ho visto che gli intellettuali cominciano di nuovo a divertire e ci fanno divertire, nel significato originario del termine.Grazie Balena Bianca per renderci ancora Capitani Ackab P. s. Il festival si è tenuto in una piccola città, una città murata, un città studiata a tavolino da Arnolfo Da Cambio per la repubblica di Firenze contro gli aretini, una città che prende il secondo nome da un suo figlio, un grande umanista,  Poggio, cui si deve se oggi conosciamo il De Rerum Natura di Lucrezio: Terranuova Bracciolini