L’OTTAVA STAGIONE DEL TRONO DI SPADE È IL TRIONFO DELLE DONNE

Anni a discutere su questi benedetto soffitto di cristallo che tiene fuori le donne dalle posizioni apicali e poi, ecco qui: il trono di Spade rompe l’ultimo tabù maschilista, consegna l’investitura da Cavaliere alla guerriera Brienne di Tarth e ci spiega come si infrange quel tipo di soffitto.A spadate, come ha fatto Brienne. Accettando i rischi di un percorso iniziatico, come Arya. Nutrendo draghi e liberando schiavi, come Daenerys.Incenerendo nemici con l’altofuoco e scaricando figli e amanti quando si rivelano zavorre, come Cersei. O anche facendosi donzella indifesa quando serve, sopportando e avanzando a rimorchio di mariti improbabili e crudeli protettori, salvo cogliere l’opportunità del comando quando si presenta:la strada di Sansa, che per sette stagioni è apparsa come la più indifesa e la più stupida, e adesso porta lo scettro del Nord con autorità assoluta, come se in quei corsetti da condottiera ci fosse nata. All’inizio della battaglia che farà l’impresa – quella contro gli Estranei che perseguono la morte dell’Occidente e delle sue memorie – sono le signore le protagoniste assolute del plot.Tutte, compreso la piccolissima Lady Mormont che tratta suo zio, celebrato combattente, come uno zerbino. Ela domanda che svetta nei dialoghi arriva da una gelida conversazione tra la regina dei draghi e la Lady di Grande Inverno: chi manipola chi? È l’ambizione delle donne il motore di questa storia?Oppure viceversa, le donne hanno costruito per amore la trama desiderata dai loro uomini?