MIO PADRE AGLI ZINGARI CURAVA I CANI GRATIS

MIO PADRE AGLI ZINGARI CURAVA I CANI GRATIS

Ogni volta in cui gli zingari/i rom diventano il tema del giorno – e succede in era social molto spesso – io penso che mio padre agli zingari curava i cani gratis.E non solo: dava loro gli abiti dismessi, e pure prendeva il caffè – “Un giorno la signora sbagliò, mise il sale, ma per educazione non ho detto niente. Uno schifo…”, mi raccontò – nella roulotte principale del campo di Alba. Parlavano, mio padre e gli zingari, in piemontese, i sinti di Alba e del Piemonte portano avanti l’uso della regionale come prima lingua.Penso all’uomo piemontese, che conosco bene, che quando ha qualcosa da smaltire così, un po’ così, chiama il capo degli zingari. Penso ai miei amici che appena divennero avvocati eran ben felici di finire negli studi dei penalisti che difendevano gli zingari, che “pagano molto, in contanti e in nero”. Penso a chi di noi era fortunato ad avere un amico avvocato degli zingari, perché se capitava che sparisse qualcosa, un motorino o una bicicletta, bastava una telefonata all’amico avvocato che chiamava il cliente zingaro e la cosa sparita riappariva.Succede con gli zingari quello schema che si applica agli spacciatori: gli spaccini sono tutti “ne*ri di merda stessero a casa loro”, quando i clienti sono italiani, spesso le droghe più costose sono assunte da chirurghi, avvocati, imprenditori, piloti di aereo, deputati, ministri, che si risparmiano la gogna per il loro status. È una brutta generalizzazione?Certo: esattamente come quelle per cui il ne*ro spaccia (negli anni ’70 chi spacciava? Il senegalese o l’ultimo della catena sociale?) e lo zingaro ruba. Non esistono comportamenti di massa per nazionalità o etnia, esistono comportamenti maggiormente diffusi in contesti sociali omogenei: e riguardo agli zingari, certi comportamenti esistono e perdurano con la complicità di persone di altri contesti sociali spesso protetti dal prestigio, dal censo, dalla reputazione. Sono e siamo tutti complici – ipocrisia, stoltezza, malvagità, convenienza, poi, urlare dagli allo zingaro, al ne*ro, al diverso.