‘NON ME STA BENE CHE NO’: IN PIAZZA CON LE PAROLE DI SIMONE

‘NON ME STA BENE CHE NO’: IN PIAZZA CON LE PAROLE DI SIMONE

Torre Maura, è il giorno dei corteidopo il bailamme dei giorni scorsi.Da una parte loro, gli attivisti di CasaPoundcon alcuni striscioni che parlano per loro: ‘Alcuni italiani non si arrendono’, ‘Difendi il tuo quartiere’, ‘Via i nomadi’, ‘Abbiamo vinto noi’. Dall’altra, a poche centinaia di metri, la contro-mobilitazione antifascista promossa da Anpi, Acli, Cgil, Libera, e varie realtà di sinistra: con loro anche il gruppo M5S di Roma, il Pd e Leu. In piazza gli uni e gli altri per rivendicare i loro valori, i primi divisivi ed identitari, i secondi inclusivi e solidali senza distinzione di credo e di etnia. A fare da cornice il mega-striscione ‘NON ME STA BENE CHE NO’, le parole del 15enne di Torre Maura, divenute oggi il simbolo della mobilitazione antifascista. Parole semplici e genuine.Come la sua età, le parole di Simone. Senza sovrastrutture lessicali né orpelli ma fresche e penetranti come si usa nelle migliori borgate, dove, oltre al degrado, l’abbandono e la povertà, spesso anche di valori, è il cuore a prevalere. E Simone ha dimostrato di averlo grande, il suo. Sfidando col suo lessico dialettale chi si avvale dei muscoli per imporre le proprie ragioni. In piazza con le sue parole, dunque e molte altre.Contro il razzismo, il degrado e le discriminazioni di tutti i generiperché per dirla ancora col 15enne ‘nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani né rom’. In piazza per chiedere lavoro, servizi e spazi per la socialità. Perché senza, ricordano gli organizzatori, è il degrado a farla da padrone. Degrado e abbandono che le istituzioni hanno il dovere di rimuovere,basta fare propaganda sulle paure e sulla sofferenza degli ultimi