QUANDO GLI ITALIANI LEGGEVANO

QUANDO GLI ITALIANI LEGGEVANO

“Per gli italiani che lavorano”, così c’è scritto nella seconda di copertina dei gloriosi Oscar, e al primo posto della lista di coloro cui ci si rivolge ci sono gli operai (mio padre era uno di loro). C’è stata un’epoca non lontanissima – oggi sembra impossibile crederlo – in cui romanzi difficili e di livello altissimo vendevano in Italia a queste tirature: un Fitzgerald 214.000 copie, un Thomas Mann 197.000, un Mauriac 226.000. Ed era solo l’inizio. Con gli Oscar, le vendite aumentarono ancora. Gli italiani di allora, operai (mio padre era uno di loro), tecnici, funzionari, dirigenti, professionisti, famiglie, studenti, incredibile a dirsi, leggevano. Leggevano libri, li portavano in giro in tasca negli autobus, per strada, in ufficio, e leggevano Mauriac, Mann, Fitzgerald. Chissà dove è cominciato il disastro attuale, chissà com’è che poi sono diventati così, refrattari alla conoscenza, alla lettura, refrattari a tutto, ignoranti nel profondo e orgogliosi di esserlo.