ROMA CAPITALE?

Ovvero, perché non lo è più e cosa si può fare perché ritorni ad esserloI turisti che visitano la nostra città non lo sanno: ma, leggendo sui mezzi pubblici o sulle divise dei vigili la scritta “Roma capitale”, stanno assistendo ad uno spettacolo unico al mondo; perché, se tutti i paesi hanno una capitale nessuno, dico nessuno, ha avvertito il bisogno che questo ruolo fosse certificato, anzi autocertificato.E, allora, sorge un dubbio: non sarà che questo bisogno sia qualcosa tra il “pensare positivo”e il placebo ? Non sarà che il bisogno di dichiararsi capitale nasca dal fatto che non lo si sia più o, più precisamente, non la si venga più considerata tale ?Personalmente ritengo che questo dubbio sia più che fondato. Perché, anche in questo caso, Roma capitale vive una situazione unica al mondo: che non è quella di essere contestata o – come scrive Vittorio Emiliani – “male amata” (ciò che capita alle più prestigiose capitali del mondo, da Parigi a Vienna, da Madrid a Londra, per tacere di Washington); ma piuttosto di non essere né considerata né utilizzata come tale.E’ la prima volta che accade dall’unificazione in poi. Allora Cavour fece passare, nell’ostilità generale, la necessità di Roma, come simbolo e motore dell’unificazione italiana; e per il suo passato e per la sua vocazione non municipalista e universalista.Poi Roma sarebbe stata reinventata come capitale da successive classi dirigenti. Prima in nome della scienza e della cultura laica; poi nel segno dell’impero e dei colli fatali; e infine, e per tutti i decenni della prima repubblica, come luogo deputato della politica, dello stato e del pubblico e di tutti i progetti inclusivi tipici del periodo. E tanto sarebbe bastato; non ad amarla; ma quanto meno ad accettarla.Poi, con l’avvento della seconda repubblica, sarebbe crollato tutto. Via lo stato e il pubblico; via i progetti di coesione nazionale e via il Mezzogiorno e i meridionali ( quelli che da sempre avevano visto la capitale come un sostegno e un rifugio); via le risorse e le sedi del potere. E, a coronare il tutto, da una parte il disegno di autonomia differenziata, dall’altra il coro dei media contro Roma centro della corruzione e del malgoverno e contro i romani portatori sani dei medesimi.Siamo arrivati al limite. Al punto in cui il nostro paese rischia di non avere più una capitale. E senza capitale un paese non può esistere in alcun modo.E allora bisogna reagire. E che ognuno svolga la sua parte. Quella che ci compete, come cittadini romani impegnati da sempre nella vita della città, è di mostrare: che il generale degrado cui stiamo assistendo nel funzionamento delle nostre strutture pubbliche non è fatale; e che la nostra città dispone di ampie risorse che, se adeguatamente utilizzate, possono rovesciare l’attuale corso delle cose. All’interno di un disegno che vuole coinvolgere tutti perché ha bisogno del concorso di tutti.L’appuntamento iniziale è per l’8 maggio, nel pomeriggio, nei locali dell’università Valdese, via Pietro Cossa. Ci saranno, tra molti altri, Vittorio Emiliani, Paolo Berdini e Walter Tocci; tema “Ripartire da Roma”.