SALVINI, MELONI E L’ESSENZA DEL 25 APRILE

SALVINI, MELONI E L’ESSENZA DEL 25 APRILE

CONTESTANDO L’ESSENZA DEL 25 APRILE, SALVINI E MELONI PROVOCANO AD ARTE, MA IN QUESTO MODO VANNO OLTREL’MSI, UN PARTITO CHE AL FASCISMO CREDETTE SUL SERIO La festa del 25 aprile – istituita da Alcide De Gasperi, dopo le elezioni del 1948 e quando comunisti e socialisti erano all’opposizione – in questi giorni è contestata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, con l’esplicito intento di delegittimare come festa nazionale la giornata nella quale diverse città si liberarono dai nazifascisti. Naturalmente tutto può essere rimesso in discussione, ma questa polemica ha tutta l’aria di essere pretestuosa . E di riaprire una questione che l’Msi (nato nel 1946 per aggregare i “vinti” e per ribadire la forza della “idea” originaria), aveva superato con un passaggio tormentato ma di spessore storico ; il congresso di Fiuggi del 1995. Allora il leader dell’Msi Gianfranco Fini disse: . E nelle “Tesi era scritto: . Naturalmente chi a destra ha detestato una certa retorica antifascista e ha mantenuto simpatia ideale per il fascismo, si è sempre guardato dal festeggiare il 25 aprile, ma senza ostentare questi sentimenti ed evitando di contestare il valore nazionale di quella giornata. Ora Salvini e Meloni tornano laddove i missini si trovavano nel 1946, quando erano isolati da tutti e da tutto. I due compiono un’operazione a freddo, che nessuno invocava e che serve ad una cosa sola: attaccar briga, per il semplice gusto di farlo.