SANITA’, SALTARE LE CODE COSTA UN MILIARDO DI EURO L’ ANNO

SANITA’, SALTARE LE CODE COSTA UN MILIARDO DI EURO L’ ANNO

Ammonta ad almeno un miliardo di euro la cifra che gli italiani spendono mediamente all’anno al fine di evitare le lunghe code negli ospedali e potersi curare più rapidamente. Attese che durano numerosi mesi e che vedono i cittadini costretti a rivolgersi ai medici ospedalieri che dopo aver terminato la giornata lavorativa nella struttura ospedaliera si servono dei reparti in veste di liberi professionisti per effettuare esami e visite mediche. E’ infatti il 75% dei pazienti a scegliere questo sistema. Si saltano le file ma si svuota il portafoglio in un momento in cui la sanità“barcolla”ed è carente di mezzi e fondi da mettere a disposizione dei cittadini che vi si rivolgono . Le attese si riducono, come per magia, ad una decina di giorni per ben il 64% di viste ed esami, mentre il 27% viene fornito entro un mese, il 9% oltre i 30 giorni stando a quanto riferito dalle statistiche ufficiali del ministero. Chiaro è che non è possibile per tutti possono permettersi cure pubbliche a pagamento o cure private ed infatti 4 milioni di italiani per mancanza di fondi, si vedono costretti a rinunciare. Sistemi che creano divisioni trai pazienti che pur necessitando di cure mediche finiscono con il diventare pazienti di serie A che dimenticano quelli che loro malgrado appartengono alla serie B.Ma i malanni non guardano in faccia a nessuno, accadono e devono essere curati. Altroconsunoha condotto una sorta di viaggio attraverso 41 ospedali pubblici in Italia allo scopo di verificare le differenze di prezzi scandagliando i reparti di dieci città da Palermo a Torino. I risultati ottenuti sono stati messi in rete dando così la possibilità ad ognuno di controllare dove si può effettuare e quanto costa l’esame che si dovrebbe fare. La vera differenza tra il settore pubblico e quello privato sta nella forbice di prezzo Ad esempio: al massimo in ospedale per l’ecografia all’addome si paga infatti 200 euro e nel privato 258. Per una risonanza magnetica alla colonna vertebrale il prezzo è in media 257 nel privato e 256 nel pubblico. Nella ipotesi peggiore in ospedale costa 540 euro mentre nel privato si arriva anche ad 800 euro. Stessa cosa se si tratta di una gastroscopia, nel pubblico si va dai 200 ai 600 euro al massimo e nel privato dai 100 agli 800. Nelle città messe a confronto i prezzi non si diversificano solo per l’ospedale in cui vengono effettuati ma anche dal medico che se ne occuperà. Negli ospedali di Palermo, Bari, Napoli, Roma, Bologna, Genova Milano, Torino le differenze interessano il luogo di ubicazione dell’ospedale, maggiore rilevanza ha la città in cui è situato e maggiore saranno i costi da affrontare. Inoltre chi sceglie di farsi vistare dal primario dovrà sostenere il pagamento di una tariffa più alta rispetto a chi sceglierà un giovane specialista. Ad esempio: al sant’Orsola di Bologna per una visita ginecologica si va dai 102 ai 258 euro a seconda del medico scelto. Insomma, ospedali pubblici che svolgono anche la funzione privata, creando però scandali, evasione e conflitti di interesse. La salute, diritto sancito dalla Costituzione, finisce così con il diventare territorio per sommersi ed abusi, in cui a pagare le conseguenze sono i pazienti. La sanità andrebbe sicuramente potenziata e meglio organizzata al fine di mantenere il valore centrale dell’offerta pubblica ed evitare il crearsi di un Italia che viaggia a due velocità, quella massima concessa a chi ha i mezzi economici per sostenerla e quella minima in cui alberga la maggior parte dei cittadini Potersi curare deve essere un diritto di tutti e non ulteriore dovere a cui adempiere sborsando di tasca propria somme ingenti oltre alle tasse che già vengono pagate dai cittadini. La salute è un bene inestimabile che non va pagata ma che richiede cura, quella che manca in queste continue diversificazioni a cui i pazienti di serie B sono loro malgrado esposti.