SAPPIAMO SOLO DERIDERE. RIDERE E’ UN’ALTRA COSA
Ma come siamo bravi, continuiamo a credere di essere un popolo capace di fare ironia, capace di fare ancora una bella e sana risata. Il popolo allegro, quello della felicità, barzellettiere, che coglie sempre il lato“divertente”degli accadimenti. Ma in tutto questo“ben pensare”, come sempre, facciamo confusione, una tremenda e dannosa confusione e la cosa davvero pessima è quella che non ci accorgiamo neanche più.Continuiamo a confondere il ridere con il deridere.La prima cosa non siamo più in grado di farla. Non sappiamo più ridere al racconto di una barzelletta, quando inciampiamo e cadiamo al suolo, quando un amico ci racconta un episodio allegro che si è ritrovato a vivere, quando distratti cerchiamo gli occhiali e non ci rendiamo conto che li stiamo già indossando. Ciò che invece ci riesce bene, e non ci fa fermare neanche un nano secondo a pensare alle conseguenze che la nostra sciocca superficialità può provocare, è il deridere gli altri. Così, davanti a serie difficoltà, davanti alla morte, davanti alla violenza, alla discriminazione tendiamo a ricoprire il tutto con insulti, risate fuori luogo, lo sminuire la vita altrui, ritenendo erroneamente che a noi non potrebbe mai accadere ciò che è accaduto agli altri.Ma la vita non è così: lei ci osserva, ci sgambetta quotidianamente, ci pone davanti a scelte più grandi di noi, ci sprona a continuare ed a rinunciare, ci espone a rischi, ci colloca in luoghi giusti al momento sbagliato ed allora lì c’è davvero proprio poco da far finta di ridere. Qualcuno dieci anni fa derideva le vittime del terremoto, pensando ai profitti che avrebbe ricevuto pensando a ricostruire ciò che la natura aveva deciso di far crollare, trascinando con sé vite e storie. Altri deridono donne che denunciano stupri e violenze, pensando di farla franca anche quando i certificati medici sostengono l’accaduta violenza. Ma si sa: le persone con qualche disturbo psicologico sono deboli, incapaci di difendersi, magari chiudono gli occhi lasciando che tutto sia, che tutto termini velocemente, così da poter altrettanto velocemente cancellare tracce che però resteranno indelebili nella propria vita o meglio, in ciò che di essa rimarrà. Fa più comodo pensare che le vittime mentano, fa più comodo dimostrare la“maturità”sbeffeggiando, ricoprendo di epiteti poco ortodossi chi si è ritrovato, suo malgrado, a vivere situazioni incresciose e non ha piegato la testa, ha scelto di denunciare. Si deride chi è gay, chi ama una persona dello stesso sesso ed ha deciso di non nascondersi più perché in pieno diritto di farlo, poiché non lede la libertà altrui. Invece anche qui si crea la schiera dei“macho man”, quelli tutti muscoli e poco cervello, quelli che ostentano numerose compagnie femminili dalla durata di poche ore però, eh si: perché una relazione duratura ed impegnativa non sono proprio in grado di reggerla.Forse perché hanno solo i muscoli da offrire? Ridono, o meglio, deridono, due mani che si intrecciano, due persone che si cercano, forse proprio perché hanno dimenticato cosa voglia dire essere una persona e non un opinionista scaltro e neanche pagato. Deridono chi ha il colore della pelle differente dal loro, lo chiamano“scimmia”, gli intimano di tornare a casa sua, di sporcare il loro paese e poi non si rendono conto di vivere in mezzo alla sporcizia mentale e fisica e che ci pensano benissimo loro a sporcare tutto.Deridono una ragazzina che ha avuto il potere in poco tempo di radunare la sensibilità di molti proprio per prendersi cura del pianeta. Non guardano alla verità delle sua parole, bensì al suo aspetto esteriore, cadendo nel macabro gusto di deridere chi avendo una sindrome invalidante magari non appare esteticamente come i canoni delle loro“menti bacate “vorrebbero, ma a differenza loro ha neuroni pensanti da vendere. Deridono tutto e tutti, pensando di essere superiori, puntando il dito indistintamente contro chi a differenza loro, ha il coraggio di esprimere ciò che pensa e lo fa con i suoi mezzi, con la sua cultura ma soprattutto: Lo fa! Deridono Simone che si preoccupa degli ultimi, di mettere tutti sullo stesso piano, di fare delle“diversità”motivo di crescita e condivisione, ed ha la forza di non lasciarsi intimorire da chi, molto probabilmente, se non fosse stato ripreso dalle telecamere avrebbe risposto ai suoi puntuali ragionamenti soltanto attraverso la violenza fisica. Sì, perché è così che funziona quando non si hanno validi argomenti da portare. Non si guarda a cosa dice Simone, ma a come si esprime,“non parla in italiano correttamente”e qui si è persa un’altra buona occasione per tacere e fare più bella figura..Altro che ridere: per carità, smettiamo di fare confusione!Da ridere c’è poco e quel poco contiene tutto il nostro fallimento, tutta la nostra incapacità di farla davvero una risata ma quella sana, quella che non sfrutta debolezze, quella che non c’è più da tempo sui nostri volti ormai…
