TRIPOLI AIRPORTS  STRAGI DI CIVILI MANCATE DI POCO, MA HAFTAR RAGGIUNGE L’OBIETTIVO

TRIPOLI AIRPORTS  STRAGI DI CIVILI MANCATE DI POCO, MA HAFTAR RAGGIUNGE L’OBIETTIVO

Haftar raggiunge un primo obiettivo della sua campagna militare: salta la conferenza di Ghadames del 16 aprile dove si sarebbero dovuti tracciare i lineamenti futuri di una Libia pacificata. Pia illusione. Da un lato l’Isis prende spazio nel caos libico, uccidendo anche il capo del Consiglio di una città del centro del paese. Dall’altro la sedicente Libyan National Army del generale Haftar, che avrebbe dovuto garantire i cittadini dagli attacchi terroristici, si distingue per i bombardamenti degli aeroporti. Anche oggi se n’è avuto uno. Quello di ieri però, sull’aeroporto tripolino di Mitiga si è rivelato strategico. Solo un massiccio intervento della contraerea del governo di Tripoli ha evitato che venisse centrato un aereo civile, carico di pellegrini, che avrebbe dato agli scontri un connotato stragistico di carattere nuovo. Anche così, però, si è realizzato uno dei tre obiettivi del generale di Bengasi. Petrolio e potere rappresentano il target di medio lungo periodo, da conseguire però attraverso una guerra civile dagli esiti non così immediati come qualcuno poteva ritenere. Qui e ora doveva saltare la conferenza, voluta dalle Nazioni Unite a cui avevano dichiarato di tenere l’Ue, ma anche l’Italia e persino la Francia, che per Haftar parteggia apertamente, ma che, almeno formalmente, si era lasciata andare in apprezzamenti benevoli verso Serraj tramite le dichiarazioni di un esponente di Parigi non meglio identificato. Tutto è andato a monte e su questo punto va forse fatta chiarezza. Chi crede che Haftar punti a una resa immediata di Serraj probabilmente sbaglia. La potrebbe infatti ottenere solo attraverso un tragico bagno di sangue che a lui inevitabilmente verrebbe imputato. Inoltre difficilmente potrebbe gestire senza danni un dopoguerra che, dalle parti di Tripoli, potrebbe lasciare gli esiti di una lotta armata di durata infinita: gruppi legati ai Fratelli musulmani, forse alla stessa Isis, non ostacolati se non protetti da Turchia e Qatar, sostenitori di Serraj, trasformerebbero la vittoria in qualcosa di ingestibile. Di conseguenza ad Haftar verrebbe altresì meno quell’immagine di pacificatore senza la quale la comunità internazionale non potrebbe riservargli un ruolo centrale, a dispetto della sua cospicua e variopinta rete di alleanze: Francia, Egitto, Russia, Arabia Saudita, Emirati. Meglio allora che l’ingovernabilità costituisca la palla al piede del suo rivale di Tripoli, che anziché essere scalzato vedrebbe erodersi la più gran parte dei suoi poteri al tavolo di pace da istituire da qui a qualche tempo. Per il momento raid aerei, “per salvare la Libia dai terroristi”. Che sicuramente ci sono, ma che hanno ripreso quota proprio in seguito alle manovre di chi avrebbe dovuto neutralizzarli.