TROPPA VILTÀ DI FRONTE AI DIKTAT DI SALVINI
Non c’è una iniziativaparlamentareadeguata contro gli strappiistituzionalidelministro degli Interni. Che si aspetta, che imilitarifacciano da soli? Che isindacifacciano come promette giustamente di fareLeoluca Orlando? Il tema del blocco dell’immigrazionesta diventando lo schermo dietro al qualeMatteo Salvinicostruisce la sua reteautoritaria. I poveracci che vengono dal mare non solo servono a galvanizzare unadestradi popolo incattivita, ma oggi sono utili per spezzare gliequilibri istituzionali. Qui c’è ilvulnusdemocraticodel leader dellaLega. Non è uomo dacolpo di Stato, a meno che non si possa fare in pizzeria. Ma può svuotare dall’interno lademocraziarendendola incapace di reagire e quindi attaccabile in qualsiasi momento. Il problema non è il Salvini digoverno, è il Salvini che perderà il governo e che non se ne vorrà andare. InItaliaabbiamo sopportato per decenni lapropaganda xenofobaeanti-meridionaledella Lega diUmberto Bossi, abbiamo accettato, e molti di sinistra si sono eccitati, le parole di guerra del movimento di Beppe Grillo, oggi abbiamo il governo che aizza laguerra sociale, che spacca l’Europa, che ci mette a rimorchio di potentati internazionale guidati da una destra mondiale che fa paura. Che si aspetta per avere una reazione adeguata? Una reazione adeguata non è gridare al fascismo. Si tratta, invece, di fare cose, ad esempio un passo solenne presso ilpresidente della Repubblica Sergio Mattarellaperché dica ora cose in difesa delleForze Armateche lui guida, si tratta di cercare alleanze, anche con forze lontane, che abbiano al centro la difesa della democrazia e chissenefrega se i radical di sinistra protesteranno. Perché soloLeoluca Orlandodeve saper reagire di fronte al commissariamento dei prefetti? Ci vuole animo, ci vuole schiena dritta. Nicola Zingarettista cercando di portare ilPdfuori dal burrone in cui l’aveva precipitatoMatteo Renzi. Tuttavia lui sa che non è a capotavola di un pranzo di gala. Mi permetto di dire che la questione gigantesca che ha di fronte non è il destino diCatiuscia Marini, che probabilmente uscirà bene dalla sua storia umbra, ma come riuscirà ilsegretario dema diventare l’uomo-simbolo di una battaglia democratica. Salvini è forte perché combatte ogni giorno, dice cose inconcepibili, si mette in posizione di scontro con tutti, persino ilpapa. Chi lo ispira, sia nel mondo deireazionaristatunitensi, sia fra igiovani estremistiche lo circondano, non ha paura di niente, non ha tabù. All’opinione pubblica un leader così sfrontato piace. La sinistra non ne ha alcuno e allora Zingaretti deve forzare il proprio carattere e imparare a fare la guerra. Perché una delegazione di parlamentari delPartito democraticonon è andata alloStato maggiore della Difesaa portare la solidarietà? Perché oggi i sindaci Pd non si danno appuntamento per difendersi dagli ignari prefetti. Perché non parte una campagna didisubbidienza civileche coinvolga anche aree dell’amministrazione? Ilfascismonon verrà perché Salvini è un fascista. Il fascismo, o come vorrà chiamarsi, verrà quando lademocraziasarà diventata unafictio juris. Troppa indifferenza e troppe parole al vento. Troppi strateghi da tavolino si stanno esercitando a studiare seLuigi Di Maiosi sia spostato asinistrae se si possono fare cose con icinque stelle. Salvini è lì per merito diBeppe Grilloe delM5s. Altro che dialogo. In tutte le convulsioni delle democrazia traballanti si è sempre notata questa sindrome di viltà e di indifferenza che sta uccidendo lapolitica. Non va bene così, non va proprio bene.
