UN BUCO NERO BELLISSIMO: KATE BOUMAN, HA SCELTO DI STUDIARE, NON DI ODIARE
C’è da augurarsi che il buco nero inghiotta presto il cattivo provincialismo che va tanto di moda nel nostro Paese, quella cattiveria violenta e razzista che ci ha convinto che soli, chiusi e al riparo dal resto del mondo si viva meglio.La prima cosa che mi è venuta in mente in queste ore è proprio questa qui: che il buco nero faccia irruzione nelle nostre tristi vicende italiane. Se non per inghiottirle, per almeno dimenticarle per qualche ora. Pensateci. Un Paese di sessanta milioni di abitanti inchiodato a discutere di una famiglia rom che vive in Italia da 27 anni e a cui viene negata la casa per cui avrebbe diritto. Perché? Perché rom. E in quanto rom è colpa sua, perché “sono un popolo di ladri e vagabondi” (cioè la stessa cosa che diceva Luigi Granda, uno dei teorici e firmatari del manifesto razziale. Dopo, ne uccisero mezzo milione nei campi di sterminio). Un Paese in cui è nuovamente possibile che una bambina mangi diversamente dagli altri perché povera. E, in quanto povera, è colpa sua. Perché è cambiata l’aria, qua in Italia. La colpa è sempre tua o di quello che ti sta accanto. Siamo in crisi per colpa di rom, migranti, stranieri. E anche perché abbiamo pensato troppo ai gay e le donne non si comportano come dovrebbero. O, al massimo, per l’europeismo, la globalizzazione, la sinistra cosmopolitica che non ha difeso frontiere e la cara amata patria. Poi succede che una cooperazione scientifica internazionale, di enti di ricerca, Università, istituzioni di tutto il mondo, in modo cooperativo e grazie a brillanti menti va oltre ogni immaginazione e fotografa per la prima volta ciò che non sembrava possibile: un buco nero. E allora tutto sembra avere meno importanza. A partire dalle misere vicende di casa nostra. Perché ci ricorda che in fondo siamo granelli di un mare di sabbia formatasi da centinaia di millenni, con meccanismi ancora parzialmente sconosciuti. Ci ricorda che la studio, la conoscenza, la scienza (la scienza, così vilipesa e delegittimata qua da noi), lo scambio di competenze e conoscenze, sono uno dei motivi per cui vale la pena vivere. Scoprire, curiosare, imparare, discernere. Il contrario di chi vuole issare muri, decidere se vaccinare o meno i propri figli, giudicare le persone in base al colore della pelle. Ci sono due foto, in queste ore, che vanno per la maggiore. Una l’avrete vista, cambierà il mondo per come lo conosciamo. L’altra, quella qui sotto, ritrae chi quella foto l’ha resa possibile: Katie Bouman davanti al pc, mentre appare per la prima volta l’immagine del buco nero. Fino a sei anni fa non sapeva niente di buchi neri. E’ lei ad aver creato l’algoritmo capace di immortalare uno dei più grandi misteri del cosmo. Ecco, penso ci siano due possibili mondi da costruire. Uno ha la faccia feroce di chi nega le case a persone che ne hanno diritto in quanto di etnia, nazionalità o colore della pelle che non ci piace. Un’altra ha la faccia di Katie, che si copre la bocca come se stesse per urlare esageratamente di gioia. Lei, donna, giovane, simbolo di un mondo che per migliorarsi sceglie di studiare e non di odiare, di cooperare e non di isolarsi, di sorridere e non urlare.
