L’IMPUTATO

“L’imputato si alzi… entra la Corte!» Da quando era lì? Non se lo ricordava. Era stato tutto improvviso … L’irruzione nel suo mondo, la perquisizione, il setacciare le sue carte, i suoi vestiti, i suoi file, i suoi ricordi … Non aveva nulla da temere, ripeteva fra sé come un mantra. Stavano sbagliando. Il suo vivere era irreprensibile. Sorrideva agli agenti che rimestavano nel suo mondo. Loro stavano ubbidendo solo a un ordine. Lavoravano come lui, esposti giornalmente a pericoli e insidie.Ma non si era risolto tutto subito. Nonostante le rassicurazioni del suo avvocato, erano andati a prenderlo, lo avevano imprigionato!Ancora credeva a un incubo, un errore madornale che presto avrebbe chiarito e lo avrebbero pure risarcito, pensava, suo malgrado, sorridendo. “Invece il processo! Era lì, esposto, in una vetrina come le giovani prostitute per le strade olandesi, pronto a essere additato, scelto per essere sacrificato.” La Corte, i giurati lo guardavano …La spavalderia di poco prima con cui osservava la folla assiepata alle sue spalle, lo aveva abbandonato.Lo sguardo dei giudici gli aveva trasmesso una strana inquietudine. Un gelo gli attanagliava lo stomaco.“Non ho nulla da temere!!! Nulla da temere”, Si ripeteva convulsamente.L’Avvocato al suo fianco non lo guardava. Fingeva di sistemare carte … le sue carte … in quelle carte … la sua Vita passata al setaccio.Abitudini, amicizie, idee, gusti alimentari, gusti … intenzioni, attività … Ogni singolo respiro, stava in quelle carte … “E i giudici le avevano lette tutte. Le avevano lette tutte davvero? Conoscevano la sua vita meglio di lui stesso che a volte, per pigrizia o per comodo alibi, aveva sorvolato su alcune pagine?” “Non ho nulla da temere” e il suo mantra diveniva sempre più flebile nella sua forza persuasiva … l’ansia aveva reso arida la sua bocca, le sue mani tremavano ancora impercettibilmente, ma il tremolio era direttamente proporzionale alla paura che stava lievitando in lui.Solo ora si rendeva conto di cosa provassero gli ammanettati, gli imprigionati, i giudicati a sedere su quella seggiola ad attendere che altri decidessero.I minuti divenivano macigni che rotolavano lenti ma sempre più pesanti ad ogni rotazione e presto, lo sentiva, lo avrebbero schiacciato … “Sbrigatevi e facciamola finita!!!!” “Qualsiasi verdetto ma non quell’attesa spasmodica che logorava i suoi nervi!” Quasi impietosito dallo sguardo supplice dell’imputato, il Presidente aveva schiarito la voce e stentoreo aveva pronunciato: «In nome del Popolo Italiano … questa Corte la dichiara … COLPEVOLE del reato a lei ascritto.» Finalmente!!! Aveva tirato il fiato.Poi aveva realizzato: «Come, Colpevole? Oltre ogni ragionevole dubbio? Indizi gravi, concordanti, univoci? Ma non vigeva il principio “in dubbio pro reo”?»Osservava smarrito l’avvocato, poi il Presidente, infine i giurati.Nessun dubbio in quei volti. E, impotente, si era convinto di essere realmente colpevole.Uno schiaffo in pieno viso, una sferzata di vento gelido che gli aveva destabilizzato l’equilibrio.Non riusciva a stare in piedi, non appariva più impettito, austero, spavaldo.Non era la condanna a spaventarlo quanto la coscienza di essere Colpevole. Lui che ogni giorno affrontava il suo lavoro di libera professione, con spirito di abnegazione e sacrificio cercando di non scadere mai nel venale, colpevole?Lui che spendeva il suo tempo libero andando nelle scuole a parlare della negatività della ‘ndrangheta e incoraggiando i ragazzi a saltare dal “ricatto al riscatto” facendo vedere Loro l’arte, la bellezza, l’oltre che c’era nelle loro vite, colpevole?Lui che cercava di dare qualità al tempo trascorso con i suoi figli, facendo le file ovunque, pagando il dovuto, indignandosi dinanzi alle ingiustizie e rifuggendo dai favori che mascheravano diritti, colpevole?Lui che non condividendo gli aumenti scellerati sulla bolletta dell’acqua nel suo comune, in passato, aveva organizzato una protesta cui avevano poi partecipato solo i suoi familiari forse perché obbligati dal senso dell’appartenenza al gruppo sanguigno ed era stato deriso dai concittadini per i diritti dei quali si era battuto, colpevole?Lui che si era speso in politica attiva e aveva riportato ferite inimmaginabili nell’anima, colpevole?Lui che aveva sempre ricominciato con caparbietà pur con arnesi ormai logori, colpevole?Erano impazziti tutti i giurati?E chi erano quei giurati?Da dove venivano?Potevano arrogarsi il potere di giudicarlo?Era Colpevole e non serviva a niente fare il fariseo ed elencare i pochi meriti che lui stesso si riconosceva. “Improvvisamente altri colpevoli accanto a lui.” Colpevoli di fare i rivoluzionari mentre in cucina spadellavano, mentre sistemavano una lampadina, mentre riparavano una ruota, mentre estirpavano erbacce dal giardino, mentre facevano la spesa, mentre smaltavano le unghie.Maria, Luca, Giovanna, Paolo, Franco, Silvia, Antonella, Patty, Lidia, Ernesto, colpevoli di scrivere di lotta e poi guardare tranquillamente la partita in TV, la telenovela e facendo zapping col telecomando scettro di un regno fasullo.Colpevoli di avere svolto solo un compito, non una missione.Colpevoli di attendere che qualcuno, più in gamba di loro, avesse il coraggio di dire: «Armiamoci e Partiamo!»Colpevoli di essersi fermati al di qua di una barricata, fatta di balbettii che non sono riusciti a superare gli echi dell’ingiustizia, del malaffare!Colpevoli di avere abdicato al ruolo di cittadini lasciando in mano a politici corrotti e corruttori, a burocrati incapaci e tecnocrati privi di anima, il loro destino e quello dei loro figli. “COLPEVOLI … COLPEVOLI … COLPEVOLI … COLPEVOLI … COLPEVOLI” Mentre lo conducevano alle Sue Prigioni, pensava: “Mandela dal carcere cambiò il volto del Sudafrica. Il suo messaggio di uguaglianza e libertà, amplificato dalla sua prigionia, raggiunse il mondo e ribaltò le ragioni di stato.”E ancora: “Mi dichiarerò ”prigioniero politico”, reo confesso di ignavia indotta, lo Stato mi ha istigato alla apatia, alla rassegnazione, al disinteresse, a divenire abulico di emozioni, sentimenti, volontà.”“E se si organizzasse con un tam tam via etere una grande manifestazione di protesta nei luoghi deputati all’esercizio del potere, dove si sciamasse da tutta Italia, dove convergessero tutte le categorie sociali, i professori, gli studenti, le casalinghe, i disoccupati, gli esodati, i pensionati, con lo slogan ”E adesso arrestateci tutti”?”“Un milione di persone … che non professino fede politica ma solo fede nella dignità dell’uomo?Caos? Manganellate …? Forse … No … Chissà …”Ci pensava …E l’espiazione della sua pena cominciava ad avere per lui una valenza catartica …