UN RICORDO DI RENZO FOA

Purtroppo domani non potrò esserci, e mi spiace non rivedere i vecchi compagni che sicuramente saranno lì. Potrei raccontare diversi episodi sul rapporto di lavoro con Renzo, che fu nominato direttore dell’Unità nel 1990. Ma preferisco ricordarne uno antecedente a questa nomina. Era il 15 aprile del 1986, stavo a Roma da poco più di un anno, ero un redattore del servizio CS (cultura e spettacoli). Circa una volta al mese ci toccava il turno di notte, dove il nostro compito era aiutare il redattore capo di notte nelle “ribattute”, ovvero negli interventi sul giornale dopo la primissima tiratura. Quella notte toccava a me. E verso le 2, quando solitamente – nelle notti “tranquille” – ci si accingeva a tornare a casa, le agenzie cominciarono a “battere” le notizie sul raid aereo contro la Libia. Bisognava sostanzialmente rifare il giornale. Non dirò che eravamo nel panico – non era facile spaventarci – ma un po’ di agitazione, quella sì, c’era. Fin quando arrivò lui. Credo che all’epoca fosse redattore capo centrale, per altro con un’ampia competenza sugli esteri (era stato inviato in mezzo mondo). Fu richiamato da casa, venne al giornale, ci diede poche ed efficaci direttive e insieme, in tre o quattro, ribaltammo letteralmente la prima pagina e almeno un paio di pagine interne. Avevo 28 anni e un unico precedente: nel dicembre 1981, quando di anni ne avevo solo 24, ero di turno la notte in cui ci fu in Polonia il cosiddetto “golpe” di Jaruzelski. A Milano eravamo io e, se ben ricordo, Gianni Marsilli. Ma in quel caso non rifacemmo quasi nulla un po’ perché se ne occupava la sede di Roma, un po’ perché dalla Polonia non arrivava nemmeno mezza riga! Tornando a quella sera “libica”, ricordo che lavorando con lui, e vedendo come gestiva la situazione, mi sentii rassicurato. E quando quattro anni dopo venne nominato direttore, ripensai a quella notte e decisi che era una buona scelta. L’unica cosa sulla quale proprio non andavamo d’accordo era il calcio: lui era tanto, ma proprio TANTO, juventino. Nessuno è perfetto. Mando un gran bacione a Maria Gabriella Mecucci, e spero di vederla presto.