ODDIO, CI STIAMO PERDENDO ZINGARETTI

ODDIO, CI STIAMO PERDENDO ZINGARETTI

Ci stiamo perdendoNicola Zingaretti. Per carità, lui è ancora là dove l’avevamo visto l’ultima volta, pacioso e sorridente, ma ci stiamo perdendo ilsegretario del Pd. Dopo tanti mesi dalleprimariee doporisultati elettoralidignitosiera giusto sia dargli tregua, sia aspettarsi che lui non la desse a noi. Un segretario normale ci avrebbe invaso diidee, diproposte, di iniziative perriformare il partito, avrebbe reagito a ogni incidente rovinoso (il caso Lotti) restituendo aglielettori demladignitàdi votare per una forza politica senza mascalzoncelli. Insomma avevamo il diritto di essere diretti. Invece non accade. Zingaretti non sbaglia una mossa perché non ne fa alcuna. Laperiferiaribolle? Lui tace. Prendete il casoPugliadove, con tutta evidenza, c’è una verafronda controMichele Emilianoche mostra la lungimiranza di chi ha capito che il presidente della Regione è alla frutta. Zingaretti potrebbe sostenere il suo collega o sostenere quelli che lo vogliono disarcionare. Invece tace. Tace anche sull’Umbriadove abbiamo assistito allabuffa vicenda diCatiuscia Marini. E altri silenzi ancora si possono registrare. Nellabattaglia politica nazionaleZingaretti ha detto di non immaginare governicchi se cade questa accozzaglia di incapaci che occupa la sede principale dellaRepubblica. Vuole ilvoto immediato. Credo che abbia ragione. Tuttavia il voto immediato richiede due cose immediate: la prima è la definizione dellabandiera elettorale, intesa come uncorpusdi idee su cui costruire la propria immagine verso chi dovrebbe votare il Pd e non altri; la seconda è dire con chi si va al voto. Ilvoto europeoera stato preceduto dalla fanfara delleliste unitariee poi il Pd ha fatto tutto da solo, non per propria colpa. Al voto politico si accennerà a un tentativo di abbraccio con i cosiddettimoderatie con una parte deiradical? Sarebbe bello capirlo ora, così c’è tutto il tempo per smaltire un dibattito che sarà lungo, faticoso e pieno di inevitabili cazzate (fra cui, prometto, non mancheranno le mie). Zingaretti, invece, tace e non acconsente. Ci sorride fiducioso, quasi in attesa che il voto torni asinistraper un processo ineluttabile. È del tutto evidente che laLeganon ha raschiato il fondo del barile. Ilberlusconismopuò dare ancora altri consensi alministro dell’Interno. Icinque stellemoriranno con successivi spasmi e solo una crisi del Pd potrebbe ridar loro una centralità. Zingaretti a questo punto dovrebbe fare un veromanifesto anti-destracon le cinque ragioni per cuiMatteo Salvini, che siafascistao no (roba su cui lascerei perdere), è un pericolo anche per glielettori leghistiche alNordsono tutticittadiniche lavorano a differenza di Salvini e deileghisti del Sudche sono notoriamente fannulloni e vanno con chi vince. Zingaretti dovrebbe spiegare a quella parte delproprio partito che smania dalla voglia dell’inciucio conRoberto Fico,Alessandro Di Battistae altri “minolli” che l’elettorato pentastellatoo va all’astensioneo va alladestra, solo in pochi vengono o ritornano a sinistra. Verrebbero o tornerebbero a sinistra se a sinistra ci fosse vita vera, anche liti, ma vita vera. Zingaretti sta avendo una sorte migliore dei suoi predecessori perché, a parte alcunirenzianiscappati di casa, in pochi lo contestano. Questo però non è consenso, è solotregua. Prima della tempesta.