IL MIO ANGELO PELOSO

Sette anni.Ogni 15 giugno una stilettata nel cuore.Quella mattina ero in radio, come sempre allora, in onda dalle 7 alle 8, prima di Alessandro e Mauro il Mister. Rimasi lì tutta la mattina, avevamo deciso, con Sandro, di pranzare insieme, dopo la loro trasmissione, per decidere il da farsi per il prosieguo. Eravamo passati a Elleradio dal 1° maggio. Ricordo la chiamata di Clara, verso le 8.40. “Fede Ginetto non si alza più…”. Un groppo in gola che non dimenticherò mai.Da mesi non stava bene. Per mesi gli abbiamo comperato ogni giorno arista, da fare al vapore. Era l’unica cosa che riusciva a mangiare senza avere problemi. E quella enorme scatola di pasticche che mi aveva dato Giuseppe, il veterinario.L’ultima, la sera del 14 giugno.Come fosse tutto calcolato da un regista amorevole, che voleva dare un senso a ogni cosa. Quel pomeriggio di sette anni fa, arrivato a casa, volli rimanere solo con lui. Non ricordo dove fossero Giulia e Michele.Appena sentì la mia voce lo vidi muovere le zampe, ma non poteva alzarsi.Sono stato tre, quattro ore, accanto a lui. Dandogli acqua con le dita, provando a dargli pezzetti di arista.Non so quanto e quanti dei ho pregato, perché si rialzasse.Finché non ho chiamato Giuseppe, gli ho detto cosa stava accadendo. “Vieni qui, lo vedo, decidiamo insieme il da farsi”.Si è addormentato in braccio a me, gli ho carezzato la testa, mi ha guardato negli occhi fino all’ultimo respiro. Ho avuto per anni il rimorso di non aver fatto tutto ciò che potevo, anche se Giuseppe mi disse più volte (lo chiamai ripetutamente, nei giorni successivi) che avevo, avevamo fatto, tutto ciò che umanamente era possibile, negli ultimi 10 mesi. La disperazione di quella sera, non sapendo dove portarlo, non ce la facevo a andare a Velletri. La gratitudine eterna nei confronti di [Claudio](https://www.facebook.com/claudio.garieri.7?__tn__=%2CdK-R-R&eid=ARD7p8Qh3Cs1nFoUYF7JKM660rkjX_16GTxvB4S2abakpToyrhVM5hQD1VcG6K3yM9y8gxQexe2GwSvT&fref=mentions), già fratello da sempre, ma da quella sera di più.Le lacrime che ogni notte, ogni giorno, per almeno un mese e mezzo, non riuscii più a controllare. Le tante sveglie improvvise, alle 2, alle 3, in piena notte, in mezzo a sogni in cui ero con lui, sentivo il calore, il respiro, il pelo morbido color cappuccino, vedevo quegli occhi color miele.Finché non decisi, il 12 agosto, di andare a prendere Gioacchino. Gino è stato certamente un angelo piombato nella mia vita. Lo aveva detto, quando con Clara lo portammo a casa, Anna, l’amica di zia Clara: “Prendilo, sarà un angelo protettore, ti cambierà la vita”. Beh, si, devo dire che ancora oggi, se devo definire con una immagine l’idea di “amore disinteressato”, la prima cosa che mi viene in mente credo siano proprio gli occhi di Gino.Il mio angelo peloso.