A PROPOSITO DI MICHEL PLATINI

A PROPOSITO DI MICHEL PLATINI

Ho un ricordo piuttosto chiaro dell’ultima volta che vidi Michel Platini.Era un caldo pomeriggio di ottobre, ed insieme stavamo partecipando ad un evento benefico, una partita tra la Nazionale Autosnodati e la Nazionale Cavolfiori.Io e Michel eravamo le stelle dei Cavolfiori, composta da giocatori fantasiosi ma fragili. La Nazionale Autotreni era composta, tra gli altri, da Romeo Benetti, Migueli, Pasquale Bruno, Trifon Ivanov, Tomas Replka e Claudio Gentile.Vista la cattiveria dei nostri avversari, ci era concesso portare a tracolla delle narco-carabine caricate a dosi di sonnifero per gnu.Fu durante una delle mie irresistibili discese sulla fascia destra che a un certo punto notai Michel Platini che si era aggrappato alla possente schiena di Claudio Gentile, il quale notoriamente aveva la pelle spessa come un elefante, quindi non aveva sensibilità e non se ne era accorto.Dalla scarsella che portavo alla cintola tirai fuori una fiorentina da 2 Kg che lanciai all’accorrente Ivanov, il quale si avventò su quel feroce pasto, lasciandomi libero di crossare.Sfortunatamente non avevo visto Pasquale Bruno, detto O’ Animale, arrivarmi addosso con tutti i suoi 12 quintali di potenza cinetica, e caddi come una connessione dial-up cade.L’arbitro (Francesco Cossiga) fischiò la punizione ma non estrasse alcun cartellino, in quanto Bruno veniva pur sempre da destra. Ad un controllo più approfondito avrebbero poi appurato all’antidoping che il tagliando di assicurazione che esponeva sulla fronte era scaduto.Michel Platini prese il pallone e lo accarezzò, come faceva prima di tirare una delle sue meravigliose punizioni a pendolo strabico.Mentre mi portavano via in barella, mi strizzò l’occhio. Cercai di allungare il collo fino all’ultimo per poterlo vedere colpire la palla, ma scomparsi del tunnel che portava agli spogliatoi un attimo prima di sentire lo stadio esplodere in un boato.Mentre stavo per svenire dal dolore, chiesi al medico che affiancava la mia barella: “Ha segnato? E’ il migliore, vero?”.Lui si chinò sopra di me, mi accarezzò la testa e mi disse: “E con il tuo rene sarà ancora più forte”, mentre spingeva nel mio collo il contenuto di una siringa.