NEL RAPPORTO DELL’ONU PESANTI SOSPETTI SUL PRINCIPE BIN SALMAN PER L’OMICIDIO KHASHOGGI

NEL RAPPORTO  DELL’ONU PESANTI SOSPETTI  SUL PRINCIPE BIN SALMAN PER L’OMICIDIO KHASHOGGI

Report su Khashoggi (da Corriere cartaceo)Non hanno trovato la pistola fumante, ma altri indizi importanti. Elementi che possono aiutare a fare chiarezza sul dramma di Jamal Khashoggi, l’oppositore saudita fatto sparire il 2 ottobre nel consolato di Istanbul. La commissione Onu per i diritti dell’uomo, dopo mesi di lavoro, ha diffuso un rapporto dove lancia sospetti pesanti sui vertici del regno e sollecita un’ulteriore indagine sul principe Mohammed bin Salman per accertare le sue responsabilità nell’imboscata. Richiesta ribadita in queste ore anche dal governo Erdogan, il secondo attore in un caso complesso giocato su più tavoli da 007, diplomatici e ministri.La direttrice dell’organismo internazionale, Agnes Callamard, ha fornito un dossier di 101 pagine, dettagli raccapriccianti che si aggiungono a quelli emersi dopo la scomparsa dell’esule. A legarli insieme le ormai famose registrazioni audio dei servizi turchi. Gli inquirenti delle Nazioni Unite ne hanno ascoltato 45 minuti, una piccola porzione delle sette ore finite nel fascicolo messo insieme da Ankara. Una sequenza impressionante.Già 13 minuti prima che il bersaglio faccia il suo ingresso nella sede diplomatica due agenti sauditi, compreso il medico di medicina legale, Salah Tubaigy, discutono tra loro su come smembrare il cadavere. La loro intenzione è infilarlo in sacchi di plastica. Non citano mai in modo diretto Khashoggi, ma si riferiscono a lui come «l’animale sacrificale». Sempre Tubaigy lascia trasparire preoccupazioni sulle possibili conseguenze del gesto. Sono tutti aspetti di un’operazione pianificata.Come era risultato evidente fin dai primi istanti nell’intrigo, i sauditi avevano intenzione di sequestrare il commentatore. Infatti lo fanno entrare in un ufficio e gli comunicano che esiste un ordine di cattura emesso dall’Interpol, una bugia per forzare la mano al dissidente. Sempre gli agenti vorrebbero che Jamal scrivesse un messaggio al figlio, però lui oppone resistenza e poco dopo è probabilmente assalito dalla squadra mandata da Riad. Dalle intercettazioni si capisce che c’è una colluttazione, una fase concitata che termina con l’assassinio di Khashoggi. Non è però possibile stabilire – precisa la Callamard – se davvero si sente il rumore di una sega utilizzata per sezionare i resti. Una tesi più volte ripetuta dai media turchi nelle settimane successive al delitto, una forma di pressione nei confronti di Riad.Nel documento si ricostruiscono anche i movimenti del team di 15 persone inviato a bordo di due aerei e diretto da un uomo di fiducia di Mohammed, Ahmed Asiri. Secondo l’Onu è impossibile che i funzionari abbiano agito in totale autonomia. Avevano a disposizione strutture e risorse consistenti, è chiaro – è la tesi d’accusa – che sopra di loro c’è un secondo livello, ben più importante. E’ su questa che bisogna insistere. Una valutazione peraltro coincidente con quella della Cia. Gli analisti di Langley hanno sempre sostenuto che la fine di Khashoggi era parte di un’azione più ampia per silenziare voci contrarie alla monarchia e con buoni agganci in Occidente, Usa compresi. Gli articoli dell’oppositore pubblicati dal Washington Post hanno reso ancora più furiosi i sauditi e il principe ereditario.La Commissione ha poi espresso critiche severe nei confronti del procedimento giudiziario avviato dall’Arabia Saudita nei confronti di undici persone. Un’azione ritenuta troppo timida e mirata a scaricare su pochi le responsabilità di altri. Così come sono ritenute blande e di forma le sanzioni decretate da Washington nei confronti di 17 sospettati.Da Riad hanno reagito sostenendo che le conclusioni «non contengono nulla di nuovo»ed hanno ribadito che solo le autorità giudiziarie locale hanno il potere di indagare. Il regno manovra puntando molto sulla linea della Casa Bianca. Donald Trump ha bisogno dell’alleato sunnita, prezioso nel contrasto dell’Iran e soprattutto un ottimo cliente. Firma contratti, acquista armi, è da sempre un partner.