ANCHE LA CEDU È D’ACCORDO. LA SEA WATCH STIA IN MARE FINO A NATALE

ANCHE LA CEDU È D’ACCORDO. LA SEA WATCH STIA IN MARE FINO A NATALE

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha rifiutato il ricorso della Sea Watch, respingendo la richiesta di «un porto sicuro» avanzata dai migranti. Il Cedu ha spiegato di non aver rilevato un rischio di danni irreparabili tale da ordinare all’Italia lo sbarco, e ha chiesto al governo di Roma di continuare a fornire assistenza all’imbarcazione. Non se l’aspettava nessuno a bordo della Sea Watch 3, bloccata da 14 giorni davanti a Lampedusa con il suo carico  di vite. “Non ci lasciate qui sopra, la barca è piccola e noi siamo tanti, siamo scappati dal carcere in Libia e non ce la facciamo più” ripetono i naufraghi. Sono 42, tra cui un bambino di 12 anni e altri 2 minori. Giudizi e motivazioni inaspettate. Sulla nave si respira un clima di incredula delusione. Avevano invocato gli articoli 2 (diritto alla vita) e 3 (divieto di trattamenti inumani) della Convenzione europea, ma la risposta è stata una doccia fredda e le domande non hanno ricevuto risposte. Non ha risposta nemmeno il grido d’aiuto umanitario. Sono dei dannati, traghettati da una parte all’altra delle sponde di due continenti che vivono tra guerra e indifferenza. Che condividono la stessa opinione, non esistono questi uomini e queste donne, non esistono questi bambini. Sono merce di scambio. Le navi sono come carri bestiame, carichi di “schiavi” che in maniera altalenante diventano utili oppure inutili. Fermi ad aspettare, finchè costretti allo stremo delle forze, vengano considerati in pericolo di vita e allora c’è l’idoneità per sbarcare.Il Cedu sceglie la cautela, l’Europa è cambiata, come lo è la sua sensibilità al tema. Le politiche di austerity, gli innalzamenti al confine dei muri, fanno da cornice alla mentalità gretta ed egoistica. E’ la nuova era di questa Europa che spinge l’asse a destra, intransigente, che strizza l’occhio a politici egocentrici, che accolgono malvolentieri la solidarietà, il diritto alla vita. Anche l’avvocato Anton Giulio Lana, presidente dell’Unione Forense per i Diritti Umani, ne fa menzione: “E’ verosimile che la stessa Corte risenta di un clima europeo profondamente cambiato rispetto a quando, fino ad alcuni anni fa, la sensibilità su questi temi era completamente diversa”.Insomma, ieri pomeriggio si è capito subito il clima, i giudici di Strasburgo erano della stessa opinione, assumevano un’ostentata indifferenza, in perfetta sintonia con il governo italiano, i 42 della Sea Watch 3, non sarebbero scesi a terra “neppure a Natale”. Il vicepremier leghista, gongolante, aveva sottolineato come Strasburgo aveva fatto la scelta giusta: “confermata la scelta di ordine, buon senso, legalità e giustizia dell’Italia: porti chiusi ai trafficanti di esseri umani e ai loro complici”. La soddisfazione era visibile anche tra gli alleati di governo che, con le parole del presidente pentastellato della Commissione affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, non vedevano l’ora di scrollarsi di dosso le accuse di “razzismo, fascismo e disumanità: a meno che non si pensi che anche i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo siano degli xenofobi della peggior specie”. Che ci sarà da essere felici? Siamo felici perchè abbiamo perso la possibilità di comportarci da essere umani? Siamo felici perchè l’Europa unita lo è solo per fini economici? Siamo felici perchè da questa unione abbiamo perso il senso per cui vale la pena vivere? Abbiamo perso la possibilità di scegliere di essere persone che rispettano e considerano la vita umana un bene prezioso. Smettiamola di fare i finti buoni solo con chi crediamo che non ci tocchi il nostro inutile finto giardino. E’ finto! Non profuma di umanità, ha un odore nauseabondo, ha l’odore dell’indifferenza e dell’egoismo. Dalla Sea Watch, l’orizzonte resta immutato, come una tela stanca e impolverata appesa al muro chissà quanto tempo fa, e la 31enne comandante dell’imbarcazione Carola Rackete, è inibita nel fare rotta verso Amsterdam o Berlino come le suggerisce beffardardamente Salvini, oppure potrebbe decidere di ignorare il blocco e fare rotta verso il porto di Lampedusa, per far scendere i migranti a terra, con la consapevolezza che il suo atto comporterebbe la sanzione prevista dal decreto sicurezza bis, ovvero una multa fino a 50mila euro e la confisca dell’imbarcazione. L’avvocato Lana cerca di spiegare il punto di vista giuridico e quanto la questione possa essere considerata controversa: “La decisione della Corte lascia intendere che la collocazione della nave rientri nella giurisdizione italiana e che dunque Strasburgo si possa pronunciare sulla eventuale violazione della Convenzione. Al tempo stesso la Cedu ha escluso che a bordo ci siano ragioni di gravità tali da ordinare, ai sensi dell’articolo 39 del regolamento, misure provvisorie come l’approdo dei migranti, dal momento che ricevono comunque assistenza. A mio parere lo stress e la sofferenza di tanti giorni in mare vanno considerate condizioni disumane, ma la Cedu si era espressa allo stesso modo, sempre con la Sea Watch alcuni mesi fa, quando poi lo sbarco fu autorizzato a Catania. Non dimentichiamo comunque che la Corte ha ritenuto anche di dare indicazioni all’Italia affinché si adoperi per fornire supporto a chi è a bordo”. A Roma tra le opposizioni si fa sentire Emma Bonino: “Fa vergogna il fatto che un continente di 500 milioni di abitanti e 28 governi assista indifferente a questa tragedia a pochi chilometri da noi”. E mentre la Sea Watch naviga a vista verso la terza settimana di limbo, don Carmelo La Magra veglia per i migranti sul molo di Lampedusa e il Garante per i diritti dei detenuti si appella alla Procura di Roma. Estrema ratio, estrema frontiera del mare.Occorrerà che qualcuno di buona volontà faccia giungere agli occupanti della Sea Watch l’informazione che fintanto che le loro condizioni non sono disperate, qui non si muoverà una foglia e allora se non vogliono fingere di essere li in crociera ad abbronzarsi sulle comode sdraio sul ponte, sorseggiando drink, si dovranno adoperare per far si che le loro condizioni peggiorino, e peggiorino fino al punto da mettere a repentaglio le proprie vite. Perchè solo allora, forse, ci sarà qualcuno che investito di autorità divina, prenderà la decisione di farli scendere a terra. L’ironia in queste vicende è sempre fuori luogo, ma prima che qualcuno si senta in diritto di sostenere le ragioni “anti-umanitarie” giustificando quanto sta accadendo in queste ore, è bene mettere le mani avanti e provare a spiegare (in ogni modo possibile) che in quella nave c’è gente che sta male sul serio.