LE POLEMICHE SENZA RAGIONE NEI CONFRONTI DI RITA PAVONE E LA TRASMISSIONE SU WOODSTOCK

Trattatello in gloria del talento. Oggi leggo messi di critiche (eufemismo) a Rita Pavone, colpevole, a dire degli stigmatizzatori da tastiera, di aver condottoieri su Rai2 un programma in ricordo di Woodstock. Leit motiv degli scandalizzati esegeti della rivelazione musicale ortodossa ecumenicamente tollerata è la frase: “Come ha osato?”. Di Woodstock parrebbe possano parlare, secondo le dame di san vincenzo del clan “solo io so di che stiamo parlando”, esclusivamente alcuni sacerdoti dell’alternativo, depositari autorizzati (non si sa da chi) della sapienza bluesrockr&b e via discorrendo. Ora, il bello di tutto ciò è che i censori scandalizzati da cotanto sacrilegio, anzi direi dall’attentanto perpetrato all’assetto da loro dato alla “buona” musica, ovvero, come detto, quella che stuoli di critici ed “esperti” hanno definito tale (e che i geni che la suonavano e la componevano nemmeno si sognavano di classificare o etichettare, divertendosi, e divertendoci, semplicemente a farla), evidentemente si dimenticano che quando loro non c’erano, o se c’erano dormivano, Rita Pavone catapultava la sonnolenta e melodica musica “leggera” italiana verso il nuovo millennio, scombinando stili, gusti, ritimi, linguaggio. Lei, con un drappello di altri innovatori con la musica nel sangue e il sorriso sulle labbra, svegliavano la gente e coloravano di nuova vita la realtà. Rita Pavone dai primi anni ’60 ha inanellato una serie di successi in Italia e nel mondo da far tremare i polsi. “La partita di pallone”, “Cuore”, Come te non c’è nessuno”, “Che m’importa del mondo”, “Datemi un martello”. “Non è facile avere diciott’anni”, “Il ballo del mattone”, “Sul cucuzzolo”, “Alla mia età”, “La pappa col pomodoro”, ecc. ecc. ecc. e collaborazioni con Ennio Morricone, Migliacci, Enriquez, Canfora, P. Anka, Verde, C.Rossi, E. Trapani, Vianello, Nino Rota, Bacalov, Wertmuller, Steno, Falqui, Chet Atkins, ecc. Canzoni e grinta che hanno messo il turbo all’Italia del Boom e le ali alla voglia di volare. E’ entrata nelle Hit Parade di mezzo mondo. In America è stata più volte ospite dell’Ed Sullivan Show, in cartellone con Ella Fitzgerald, Duke Elington, i Beach Boys, Orson Welles, The Animals e le Supremes. Umberto Eco ne rimase colpito e la descrisse così: «Un ragazza che camminava verso il pubblico con l’aria di domandare un gelato, e [dalla cui bocca uscivano] parole di passione». Rita Pavone ha talento. Quel qualcosa che non si compra, non si impara, non si negozia. O c’è o non c’è. Il talento è un mistero che nulla ha a che fare con la logica, il benpensantismo, le etichette, le età e i tempi che corrono. Montale, Premio Nobel per la Letteratura, era antipatico, dicono. Era antipatico a chi gli invidiava il Nobel, probabilmente. E Rita ha venduto milioni di copie, ha segnato un’epoca, ha travolto la sonnolenta provincia musicale italiana ma, forse, sta antipatica a qualcuno. Che piccolissima reazione.(PS: E, tornando allo speciale tv su Woodstock di ieri ( di cui ho visto colpevolmente solo una decina di minuti, bravo Gualazzi che ha riproposto On the Road Again dei Canned Heat, direi che poteva senz’altro essere fatto meglio, a cominciare dalle scene (era muschio del presepe quello per terra?), dalle luci, dal ritmo. Ma lasciate in pace Rita, che di musica ne sa qualcosa, a differenza di tanti).E godetevi questo medley di ragazzi travolgenti di quegli anni, future star, tra cui brilla di luce propria e inimitabile, lei,Rita Pavone – Small Wonder.PS: I supponenti sono cortesemente invitati a supponentizzare altrove