TREKKING NAVILE
Era magro.Molto.Era vecchio.Molto.Era americano, ma viveva a Bruxelles e lavorava in uno di quei posti dove ogni giorno ci sono dei convegni con delegazioni di tutto il mondo che arrivano lì, dicono due minchiate, fanno le foto di gruppo, vanno a mangiare in un ristorante, fanno delle riunioni, prendono degli aerei, vanno al ristorante, vanno in albergo, a volte chiavano, svuotano il frigo bar, si svegliano, fanno colazione, prendono un taxi, fanno di nuovo colazione, dicono due minchiate a un altro convegno, ascoltano altre due minchiate in sale da riempire, poi mangiano, fanno un briefing, incontrano degli stakeholders provenienti da tutto il mondo e vanno avanti così fino a inizio giugno dove vanno tutti in vacanza e dal mese prima già comunicano a dire “Va bene ambasciatore, ma ne riparliamo a settembre”.Faceva una bella vita il signor James Farths.“Farths con la acca fra la ti e la esse” diceva sempre ai suoi interlocutori che conoscevano l’inglese, ma ormai non gliene fregava più niente.Una vita disssoluta la sua, i capelli sfibrati, grigi lunghi fino a toccargli il culo, il fisico palestrato, la faccia scavata.L’unico americano al mondo (forse) ad aver chiesto la cittadinanza di Bruxelles che per lui rappresentava la capitale dell’Europa, continente nel quale credeva molto e sul quale aveva investito somme considerevoli di euro.A Bruxelles aveva stretto amicizia con persone di tutto il mondo, ma quello con quale aveva legato di più in assoluto era Giancarlo Stupazzoni, un bolognese che lavorava da trent’anni a Hera all’ufficio gambe gonfie.Stupazzoni aveva preso il diploma di ragioniere (voto: 37), era andato a lavorare lì e continuava a svolgere le stesse mansioni che svolgeva trent’anni fa.Unica novità, al posto della macchina da scrivere un computer, al posto della carta carbone, la stampante laser che permetteva di fare più stampe di un documento.Stupazzoni aveva visto nascere il fax e lo usava ancora con entusiasmo, stesso discorso per la fotocopiatrice e la puntatrice.Le usava.Molto.I due si erano conosciuti a un convegno in Via Del Frullo e diventarono amici.Molto.Così amici che l’anno scorso Giancarlo telefonò a James e gli disse “Ciao ammerigan, ho una novità”.“Ti sposi?” gli domandò subito James.“Sì. Come hai fatto a indovinarlo?”“Ti leggo nel pensiero”“Hahahaha”“Hahahaha”“Ti volevo chiedere di farmi da testimone”James fu lusingato da quella proposta e il fatto di tornare a Bologna gli prendeva proprio bene.Accettò.Era un sabato mattina.Era giugno.Con la sua Audi nuova partì da Bruxelles verso Bologna e raggiunse la parrocchia della Croce del Biacco.Arrivò con un’ora di anticipo.Parcheggiò il bolide nel piazzale e verso le quattro meno un quarto entrò in chiesa per testimoniare le avvenute nozze.La cerimonia per pochi intimi fu molto bella.Mentre gli sposi si scambiavano gli anelli, fuori iniziò a piovere.Molto.Era una pioggia strana, veniva giù in orizzontale, poi c’era un gran vento che sollevava di tutto.All’improvviso iniziò a grandinare.Molto.Venivano giù dei parduzzi, dei chicchi grandi come delle uova e altri ancor più grandi dalle dimensioni di galline.Mai visto niente di simile a Bologna.Finita la messa, sposi, parenti e invitati uscirono dalla chiesa per lanciare il riso agli sposi, qualche burlone raccolse dei chicchi di grandine e lanciò pure quelli.C’era una bella atmosfera, ma James si era incupito.“Cos’hai?” gli chiese Giancarlo.James gli indicò l’Audi.La grandine le aveva distrutta tutti i vetri, il cofano era pieno di buchi provocati dalla grandine, il tetto dell’autovettura era come che avesse la “cellulite”.Tutta quella gente andò a mangiare insieme agli sposi ai laghetti del Biacchese e nonostante i cartelli VIETATO LANCIARE LE SEDIE NEL LAGHETTO, qualcuno lanciò le sedie nel laghetto.“Oh, quel cartello mi ha istigato” dicevano i lanciatori di sedie.E un po’ avevano ragione.James era a terra.Per tutta la sera non parlò con nessuno.Fu indubbiamente una delle sere più brutte della sua vita.Veramente.Quel disguido lo costrinse a rimanere a Bologna per qualche giorno in più e non era esattamente quello che avrebbe voluto fare, ma pazienza.Al lunedì mattina si presentò da CARGLASS alle sette e trenta del mattino.Davanti a lui un centinaio di persone, molte delle quali avevano dormito in auto che volevano essere i primi della fila.“La sua auto sarà pronta venerdì pomeriggio” gli disse il commesso.“Venerdì? E io come faccio?” pensò.Il commesso lo guardò in faccia costernato.E fu così che James di rassegnò e visse una settimana di attesa.“Ne approfitto per visitare questa cittadina”pensò e nel pomeriggio fece un tour del centro abbastanza dettagliato.Mercoledì mattina si rese conto di aver già visto più o meno tutto di Bologna e cominciò ad annoiarsi.Molto.Anche a Bologna, come del resto a Bruxelles e in qualsiasi parte del mondo, capitava frequentemente che qualcuno lo fermasse per strada e lo scambiasse per Iggy Pop e lui faceva finta di essere Iggy Pop e si scattava i selfie insieme ai fan cantando “I’m the passenger”.Sempre quella mattina, passando davanti alla vetrina di Yamamay si specchiò.“Merda se sono invecchiato” pensò.“Adesso mi vado a tosare”.Entrò in un portone di Via Ugo Bassi e salì da Orea Maliá. Marco Zanardi, il celebre parrucchiere lo riconobbe e gli disse “Ma va lá! Ciao Iggy. Cosa fai qui? È da tanto che non ci vediamo. Dai vieni con me che inauguriamo una mostra di foto in Via Tagliapitre 23 particolarissima. Sono foto di suore clarisse con dei tagli di capelli in stile new wave anni ottanta”.Incuriosito, James fece finta di essere Iggy Pop, seguì Marco ed entrarono in una chiesa, detta anche Chiesa della Santa, dove era possibile accedere alla mostra e dove era conservato il corpo seduto e ancora intatto di Santa Caterina de’ Vigri.La mostra era molto bella, oserei dire perfetta, ma James rimase molto colpito dallo stato di conservazione della Santa dalla pelle nera, completamente rinsecchita che addirittura sembrava bruciata.La guardò negli occhi, sentì del calore dappertutto, era come che la Santa gli parlasse, era come che gli stesse dicendo “Non ti resta molto da vivere, ma se non fai delle stupidaggini vivrai almeno tre anni in più. Non mi sbilancio. E poi guarda che l’ho capito che non sei Iggy Pop”.James non le diede ascolto.Con una scusa si congedò da Marco “Scusa, ho un impegno, non posso rimanere. Ci vediamo poi un’altra volta” e se ne andò.“Ti aspetto per tosarti. Poi ti darò dei prodotti che hai il bulbo un po’ sfibrato” disse il parrucchiere che un po’ ci rimase male per quell’impegno improvviso dell’”Iguana”, ma sai come sono gli artisti.Iggy Pop poi!Verso le tre del pomeriggio James Farths entrò nel parco di Villa Angeletti e si incamminò verso il Ponte della Bionda costeggiando il fiume Navile.Faceva caldo.Molto.Era il 26 giugno 2019.Era ufficialmente iniziate quella che a Bologna sui social chiamano l’#allertacaldo, ovvero quaranta gradi all’ombra, percepiti cinquanta, in casa senza climatizzatore, cento.James aveva con sé uno zainetto con dentro una bottiglietta d’acqua calda frizzante e un Tortino di Porretta.Arrivò col fiatone al Museo del Patrimonio industriale e lì si rifocillò.Dallo zaino estrasse il tortino sbriciolato e lo divorò accompagnandone la deglutizione con piccole sorsate di acqua calda frizzante che crearono una specie di malta nella sua gola.“A momenti soffoco” pensò.Guardò una mappa nel telefono.“Ecco, sono quasi arrivato al Ponte della Bionda” pensò.Non si sentiva per niente bene.Ai bordi del fiume trovò una sedia di plastica abbandonata, la recuperò e si mise a sedere.Al sole.Svenne.Non si svegliò più.Rimase lì, seduto su quella sedia per tutta la giornata di giovedì e di venerdì.La pelle cominciò a rinsecchirsi.Diventò nera.I topi si cibarono delle sue carni.Il suo corpo fu trovato alle 9.40 di venerdì dal signor Francesco Stolfi, un ex ristoratore della Beverara che come ogni mattina passava di lì in cerca di radicchi.In un primo momento, non si accorse del corpo mummificato di James.Stolfi sentì in lontananza la suoneria di uno smartphone, LUST FOR LIFE di Iggy Pop, per la precisione e con terrore si avvicinò a quella specie di mummia dai capelli lunghi, grigi, sfibrati.Rispose al telefono.Era il tipo di CARGLASS che gli diceva che poteva già passare a ritirare l’automobile, se gli serviva la fattura o se bastava solo la ricevuta.
