DAVOS: IL GIORNO DI TRUMP

DAVOS: IL GIORNO DI TRUMP

È stato il giorno che tutte le delegazioni, i politici e i rappresentati economici mondiali aspettavano da quando è iniziato il World Economic Forum a Davos. Il presidente degli Stati Uniti ha partecipato ai lavori del forum con un messaggio: “E’ un privilegio stare qui tra leader della diplomazia e della politica. Sono qui per rappresentare gli interessi degli americani e per offrire un’amicizia nel costruire un mondo migliore. America the first non significa America alone, ma come presidente degli Stati Uniti metterò sempre gli interessi del mio Paese davanti a tutto, come dovrebbero fare tutti i leader politici”. Niente di nuovo nel suo discorso. Non un’apertura sulla globalizzazione, né un pensiero sugli accordi di Parigi. L’America per prima. Nel discorso si è autoincensato per il taglio delle tasse che ha permesso una grande competitività alle aziende americane e un vantaggio in forma di bonus ai loro dipendenti: “Questo è il momento migliore per investire in America, abbiamo tagliato le tasse, abbiamo tagliato la burocrazia, non c’è momento migliore per investire e assumere negli Usa”. E ha ribadito: “Ma gli Stati Uniti non tollereranno più pratiche scorrette nel commercio internazionale”. Come già ieri, al suo arrivo, aveva detto, e fatto, con l’incontro di Benjamin Netanyahu e poi di Theresa May, preferisce portare avanti con tutti i paesi accordi bilaterali anche riguardo le situazioni più spinose come il Ttp, e gli eventuali rapporti commerciali, che devono essere equi e reciproci. Tra i suoi successi annovera le battaglie contro l’Isis e la strategia contro la Corea del Nord e in generale l’America si erge a paladina della sicurezza mondiale. In tema di immigrazione, nonostante il braccio di ferro con i Democratici sui “Dreamers” che gli è costato lo shotdown, non abbassa la guardia: “Il sistema che regola l’immigrazione negli Usa  è fermo al passato e d’ora in poi chi entra verrà selezionato in base alla sua capacità di contribuire al benessere economico del Paese”. Per finire, ai membri della Nato ha chiesto di nuovo la loro partecipazione alle spese militari. Se Klaus Schwab, l’economista, padre del forum è stato soddisfatto per la presenza di Trump, il discorso è stato accolto tiepidamente e con un certo distacco dall’assemblea.