DRAGHI, L’ULTIMA POSSIBILITÀ DELLA BANCA TEDESCA

Aria di crisi in Deutsche Bank per le perdite subite. Lo ha ammesso il capo John Cryan che vorrebbe risolvere con un semplice gesto. Ma gli serve la collaborazione del presidente della Bce, di Mario Draghi. Il nuovo dato sulle perdite della banca tedesca che ammonta almeno a mezzo miliardo di euro nell’ultimo anno, crea imbarazzo e difficoltà ai vertici, e sembra sia stato causato dalla nuova riforma fiscale decisa da Trump. In effetti la riforma fiscale americana sta creando disagi a tanti istituti di credito. Cryan, che dirige la Deutsche Bank da tre anni fa sembra ottimista: “Nel 2017, abbiamo registrato il primo profitto in tre anni, nonostante un contesto di mercato difficile, bassi tassi di interesse e continui investimenti in tecnologia e sistemi di controllo. Così abbiamo fatto progressi, ma non siamo ancora soddisfatti dei nostri risultati”. E continua: “I profitti potevano riprendere con la semplice pressione di un pulsante”. Il pulsante a cui allude Cryan si riferisce alla decisione che solo Mario Draghi, presidente della Bce fino all’autunno 2019, potrebbe prendere: il rialzo dei tassi di interesse. Draghi continua a mantenere da tempo i tassi ai minimi storici, e in questo favorisce le economie più deboli come il nostro paese. Non è la prima volta che la banca tedesca fa pressione perché i vertici della Bce cambino strategia favorendo un cambio di politica. Sulla stessa impronta della Fed in America, la Germania chiede di ritoccare al rialzo i tassi d’interesse. Per la Deutsche Bank un ritocco di un solo punto percentuale allevierebbe di almeno 1,4 miliardi di euro le attuali perdite e nel futuro potrebbero essere recuperati altri miliardi. Ma per l’Italia questo significherebbe un maggiore onere finanziario per coprire il nostro pesante debito. Marcello Messori, direttore della Luiss School of European Political Economy ha detto all’ Huffpost: “Bisognerà capire se l’impatto del rialzo dei tassi arresterà o meno questo forte incremento del risparmio gestito”. E la pressione tedesca che al momento è solo per il settore bancario potrebbe diventare anche politico a livello europeo. Come ammette Messori: “Potrebbe portare a tensioni tra gli Stati membri e con le elezioni italiane che si terranno a breve e un governo tedesco che non si è ancora fermato, è difficile. Tra l’altro la Bce ha buone ragioni per dire che si è ancora lontani dal tasso d’inflazione auspicato”. La grande speranza per la crisi della grande banca tedesca è nelle mani di Mario Draghi.