PENSANDO A QUEL VIAGGIO IN MAROCCO ANCORA DA FARE

PENSANDO A QUEL VIAGGIO IN MAROCCO ANCORA DA FARE

Sono le due, fuori c’è il sole alto. Devo andare. Devo prendere tutto. Un asciugamano, perché magari c’è un posto per sdraiarsi e prendere il sole, perché no? Gli occhiali da sole. Per guidare in faccia al sole, e non schiantarsi contro un muro, o un’auto. E la borraccia. Come un vero esploratore. Come se si andasse lontano. Ci metto dentro il succo d’arancia, quello che mi piace tanto, e che mi fa sentire bambino. Un maglione, se vado in scooter. Per il ritorno. E i libri. I libri che voglio leggere. Ma sembra che stia andando un mese in Grecia, invece che due ore sotto casa. O che vada in Marocco: come ha fatto la ragazza di vent’anni che sta nel mio pianerottolo. Che dorme di là dal muro, da quando è nata. Da vent’anni dormiamo a un metro di distanza l’uno dall’altra, e non ci siamo parlati quasi mai. L’ho vista nascere, e sorridere con gli occhi spalancati, ogni volta che mi incontrava per le scale. Adesso è volata a Marrakech, poi ha affittato un driver, per pochi soldi, che portasse lei e il suo ragazzo in giro fino al deserto. Ma non le è piaciuto il Marocco. Troppo caos, troppo sporco, troppa povertà. Io sogno da vent’anni di andare in Marocco, ma non importa. Ci sono cose più importanti, nella vita. Io volevo andare in Marocco, avevo letto i racconti di Elias Canetti, “Le voci di Marrakech”. Io volevo andare in Marocco, avevo visto “Marrakech Express” con Fabrizio Bentivoglio e Diego Abatantuono. Io volevo andare in Marocco, avevo letto “Il tè nel deserto” di Paul Bowles, e ho visto il film. Io volevo andare in Marocco, avevo comprato un biglietto Ryan air. Ma poi mi sentivo troppo solo, non ho avuto il coraggio di andare all’aeroporto, di fare la valigia, di uscire di casa, e ho buttato via quel biglietto, ho buttato via quei soldi. Non ho avuto il coraggio di sparire in piazza Jemaa el-Fna, di confondermi in un mondo ignoto, di andare a cercare la notte una stanza d’albergo. Non ho avuto il coraggio di andare da solo nella vita. Lei ci è riuscita. Ad andare a piazza Jemaa el-Fna, o come caspita si scrive. Io sono vent’anni che la sogno, e vent’anni che penso che ci andrò l’anno prossimo. Ho tanta paura, paura di vivere, paura di morire.