A DIECI ANNI DAL TERREMOTO, L’AQUILA STA RINASCENDO

Prima parliamo della città, perché il vero evento è il ritorno all’Aquila dieci anni dopo. La strada che in quei giorni ha raccolto più dolore e pianti, via XX Settembre, è letteralmente rinata con palazzi nuovi al posto di quelli rasi al suolo. Tanti cartelli affittasi ma bisogna crederci. Prima di salire verso il centro mi sono fermato di fronte a quella che era Piazza d’Armi. Non ci sono più le tende, ovviamente, ma un terrapieno fiorito. Quel chiosco che dopo giorni ci ha sfamato con i primi panini è chiuso. Ricordo passo passo il tour della sopravvivenza, con livelli sempre più soddisfacenti. M’infilo nel centro storico ed è un autentico cantiere. Finalmente i lavori di ristrutturazione sono a pieno regime. Hanno anche aperto negozi di grande speranza con articoli voluttuari, vero segno di ripresa. E c’è, si avverte, questa grande voglia del popolo aquilano di riprendere a vivere, dopo essersi asciugati gli occhi, guardando avanti.“Volta la Carta” è un grande, fantastico esempio di questo desiderio di riscatto. Nell’unico modo possibile, puntando sulla cultura. Una squadra giovane e formidabile, un’organizzazione perfetta. Mettete insieme una formazione di professoresse amanti del bello, una serie di buoni ospiti e il successo è assicurato. Un giorno abbiamo fatto esercizio di memoria, ognuno raccontando il legame che ha avuto, e che ha, con l’Aquila, il giorno successivo (oggi, appena stamattina) abbiamo presentato le nostre opere letterarie. Non andando nelle scuole, ma la scuola venendo da noi nello splendido Palazzetto dei Nobili. A me è capitata la quinta di un liceo artistico che ha seguito il racconto di “Dittatori” con molta attenzione e interesse. Ne sono orgoglioso perché i giovani che per fortuna non hanno vissuto anni nefasti, si sono potuti interrogare su una fase storica, quella attuale, che nasconde tanti rischi. “E’ già accaduto e potrebbe accadere di nuovo”, diceva Primo Levi. Non volevo certo dare lezioni né imporre le mie idee, ma spero almeno di aver fatto riflettere.Infine, gli amici. Quando il legame è forte possono passare gli anni ma basta rivedersi per riprendere il filo. Ci siamo abbracciati, felici di condividere dopo il dolore anche la grande speranza. Ho vissuto, per dirla alla Kapuscinski, da aquilano e da aquilano sono tornato. Ho ritrovato tutto, compresa la famosa nuvola di Fantozzi che sta sempre in agguato. E’ stata bella anche quella.