CHE FINE HANNO FATTO. LA NUOVA VITA DI GIANPI TARANTINI BANCAROTTIERE

2009. Una donna, Patrizia D’Addario, consegna ai magistrati di Bari alcune registrazioni inerenti un giro di escort e di incontri, organizzate da un certo Gianpaolo Tarantini per Silvio Berlusconi, all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio. Documenti bollenti con rivelazioni su prostituzione e festini, una vera e propria scuderia di belle ragazze pronte a soddisfare i desideri di Tarantini, imprenditore barese fallito, manager della Tecnohospital, e rinato in altro ambito. Condannato a scontare 3 anni e 3 mesi per bancarotta fraudolenta della società di cui era il manager, ma non in una cella,no, niente affatto. Il suo tempo lo passa andando nella chiesa di Sant’Eugenio, quartiere romano dei Parioli, non certo periferia disagiata. Inoltre assiste un ragazzo, che segue un corso di introduzione al lavoro, affetto da disabilità mentale presso un negozio. Niente di eccessivamente privativo, e le vacanze sono consentite. Ovviamente nelle località più chic dello stivale. Certo, l’aver trovato come compagna Allegra Zingone, imprenditrice nel campo del tessile per bambini, ha giovato alla sua immagine, ed il passato sembra essere stato lasciato alle spalle. Solo quel piccolo particolare di dover rientrare alle 20 di sera, quell’obbligo, ricorda a Gianpi, come era conosciuto, il periodo in compagnia del Cavaliere, tra Palazzo Grazioli e Bari. Resta comunque sospesa, come una spada di Damocle, la condanna a 7 anni e 10 mesi per il reclutamento di circa una decina di giovani ed avvenenti ragazze, da portare alle famose cene con Berlusconi. Condanna in attesa di sentenza della Corte di Appello. E per cui 14 capi hanno beneficiato della famosa, per non dire famigerata, prescrizione. La buona stella evidentemente illumina la vita di quest’uomo, nato nel 1975, che fu arrestato per la prima volta nel 2009 per una vicenda legata alla droga. Da quel processo derivò una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione, nel 2011, a giugno precisamente, e poi di nuovo a settembre, mentre era in attesa della sentenza della Corte d’Appello, venne arrestato nuovamente, per una estorsione, o perlomento presunta tale, nei confronti di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, in base ad alcune dichiarazioni rilasciate da una donna. Un arresto che però non ebbe luogo in quanto Gianpi era già in carcere, quindi il provvedimento non venne eseguito per ovvie ragioni, ma consentì agli inquirenti di poterlo interrogare circa i soldi ricevuti dal Cavaliere. Le risposte furono tanto scontate quanto prevedibili, un prestito da parte di un amico, e lo stesso Berlusconi dichiarò che aveva dato quei soldi ad un uomo in gravi difficoltà, quindi nessun ricatto. Oltre a Tarantini un altro uomo era coinvolto nella storia, tale Valter Lavitola, un faccendiere amico di Tarantini. Ma le dichiarazioni non convinsero i pubblici ministeri, che convinsero invece il giudice Piscitelli ad arrestare Tarantini e Lavitola per aver ricattato Berlusconi: il loro silenzio sulle escort per evitargli una condanna per istigamento alla prostituzione. Ma nell’Italia dei paradossi giudiziari, se a Roma il processo vede Berlusconi parte lesa in quanto oggetto di ricatto, a Bari, grazie al Tribunale del Riesame, Berlusconi diventa colui che induce il testimone a mentire, e quindi il mandante, mentre Tarantini colui che viene convinto a mentire per salvare il premier. Ed in questo contesto si insericoscono Patrizia D’Addario, con le sue rivelazioni, ai giudici certo, ma anche ai giornali. Interviste esclusive per raccontare le frequentazioni fastose di lei e di altre colleghe, almeno una buona uscita, non solo economica ma anche di scena, per colei che ha reso noti i segreti di Palazzo Grazioli ed Arcore. Nel tempo è stata raccolta una imponente mole di documenti, tali da giustificare un processo contro Silvio Berlusconi, ma vari motivi hanno sempre impedito il rinvio a giudizio. Dal 2014 infatti, motivi istituzionali, tra cui l’elezione del Presidente della Repubblica, e poi l’esame delle intercettazioni telefoniche di tutte le utenze coinvolte, ed ancora la saluta altalenante del Cavaliere, che di certo non ringiovanisce col passare degli anni. Però stavolta sembra assicurata la data del processo, che si terrà nel febbraio del 2019, e nel frattempo l’accusato divenuto vittima, Gianpaolo Tarantini, si gode il suo presente fatto di impegno sociale obbligatorio, ricordando un passato in cui era il re delle notti baresi con le sue ancelle da portare alle cene ed alle feste, in quella pulp fiction all’italiana che ancora non vede la parola fine.