SEA WATCH: CAROLA INCASSA I POST DEGLI HATERS E LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
Carola Rackete è “molto provata” per quanto accaduto, ma allo stesso tempo “molto forte e lucida”, cosi uno dei legali, Salvatore Tesoriero ha raccontato di lei, aggiungendo che: “È stata fatta una manovra in condizioni di estrema difficoltà, ma non c’è stato alcun atto criminale né la volontà di speronare la motovedetta o uccidere qualcuno, solo la necessità di salvare delle vite” questo è per fare un quadro e rivendicare le sue scelte. Carola dopo l’arresto, ha chiesto più volte come stessero i 40 migranti sbarcati dalla nave, informandosi su quali fossero le loro condizioni. Le polemiche e le accuse sono all’ordine del giorno ma non sono le sole ad alimentare il vocio dei “così si può, così non si può”, o degli ancora peggio: “magari le danno 10 anni”. La rete è in fermento… Tutti giudici, avvocati, comandanti di nave e grandi esperti di navigazione.C’è anche tanta solidarietà, quella è proprio odiata in rete… “avete donato i soldi a questa, vi siete scordati dei terremotati”, che poi viene da chiedersi cosa c’entra, sono due argomenti distinti.Quello che un pò fa pensare è che uomini di cultura, sparino a zero contro questa ragazza che non si è nascosta, ha detto che è ricca, bianca, con i soldi, ed ha pure tre lauree, ad un certo punto ha capito che era giusto impegnarsi per un fine piu alto: salvare vite umane. In un mondo normale verrebbe osannata ed invece molti italiani la espongono ad una gogna mediatica.Solidarietà alla Guardia di Finanza, che ha fatto unicamente il suo lavoro, ma se ci fossero stati meno divieti, meno imposizioni, forse questa vicenda non sarebbe salita alle cronache. Ma giusto in un bel sogno o in un film strappalacrime certe situazioni possono accadere.La cosa più assurda che si è sentita in questi giorni in merito alla vicenda è da parte della politica: il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha parlato di un muro anti-migranti, ad est dell’Italia… La realtà è che la comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, con la decisione di far attraccare la sua nave a Lampedusa, resistendo agli alt della Guardia di Finanza, è in arresto per resistenza o violenza contro nave da guerra e con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sarà ascoltata dal Procuratore di Agrigento tra tre giorni. La Rackete è ai domiciliari a Lampedusa e rischia una pena da 3 a 10 anni.La Francia e la Germania hanno dimostrato il loro disappunto accusando l’operato italiano sulla vicenda. E da Parigi il ministro dell’Interno Castaner dà l’annuncio che c’è la disponibilità all’accoglienza di dieci migranti. “Siamo pronti ad accogliere 10 persone bisognose di protezione al pari di altri partner europei che hanno preso simili impegni”. Invece Berlino accusa: “Non criminalizzare il soccorso in mare”. La Santa Sede nella voce del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin: “Io credo che la vita umana va salvata in qualsiasi maniera. Quindi quella deve essere la stella polare che ci guida, poi tutto il resto è secondario”. Ma in Europa ci sono stati altri appelli rivolti all’Italia.Dal Lussemburgo il ministro degli Esteri Jean Asselborn ha chiesto che Carola sia rimessa in libertà e ha inoltre postato su Facebook, rivolgendosi a Enzo Moavero: “Salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è”.Moavero ha replicato: “Nei confronti della comandante della Sea Watch 3 è stata aperta un’inchiesta e adottate misure da parte della magistratura italiana. In base alla nostra Costituzione, i giudici hanno piena indipendenza dal governo. Con rispetto e fiducia ne attendiamo, dunque, le decisioni”. Salvini dal canto suo ha subito messo a tacere tutti i vari appelli, rispondendo: “Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere. L’Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare: Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani”. Alla Rackete viene contestato l’articolo 1100 del codice della navigazione (reato punito da tre ai dieci anni), cioè “atti di resistenza o violenza contro una nave da guerra nazionale”.A questa contestazione ha risposto su Repubblica Gregorio De Falco, ex comandante della Guardia Costiera oggi senatore del Gruppo Misto. “L’accusa non regge, la motovedetta della Guardia di finanza contro cui è finita la Sea Watch 3 non è una nave da guerra, che è un’altra cosa, è una imbarcazione militare che mostra dei segni caratteristici ed è comandata da un ufficiale di Marina. Peraltro, la Sea Watch è un’ambulanza, ovvero un natante con a bordo un’emergenza: dunque non era tenuta a fermarsi. Piuttosto, la nave militare avrebbe dovuto scortarla a terra”. Molti esperti della materia, hanno spiegato che all’mbarcazione Sea Watch 3, che batte bandiera olandese, non si può applicare una norma penale, prevista dal diritto della navigazione italiano, poichè è una nave straniera. Viene espressamente detto dal nostro codice della navigazione. E in questo caso, l’articolo 1100 non prevede specificazioni in tal senso. La comandante si è trovata di fronte ad un’ardua scelta: violare una norma italiana oppure contravvenire agli obblighi stabiliti dai trattati internazionali. Secondo quanto scritto dall’Onu nella lettera inviata all’Italia sul decreto ‘Sicurezza bis’, il diritto alla vita e il principio di non respingimento, che sono stabiliti dai trattati internazionali, prevalgono sulla legislazione nazionale. Inoltre le Nazioni Unite ritengono che l’approccio del decreto ‘Sicurezza bis’ sia fuorviante e non in linea con il rispetto dei diritti umani previsto dai trattati internazionali. Un altro caso analogo accadde quindici anni fa con il Governo Berlusconi, la nave Cap Anamur, forzò il blocco navale imposto, per impedire lo sbarco a Porto Empedocle dei naufraghi salvati. C’erano stati 15 giorni di stallo in acque internazionali. Il comandante e il presidente della Ong Cap Anamur furono arrestati e la nave venne sequestrata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dopo 5 anni il tribunale di Agrigento assolse gli imputati per aver agito in presenza di una causa di giustificazione prevista dal nostro codice penale: avevano adempiuto a un dovere, quello di salvare delle persone in mare, dovere contemplato dalle Convenzioni internazionali.Alla domanda di Repubblica: In una situazione in cui l’Italia viene ritenuta unico “porto sicuro” dalle Ong impegnate in operazioni di salvataggio nel Canale di Sicilia, il nostro paese è deputato ad accogliere tutti i migranti?Il professore Fabio Sabatini risponde: “Di sicuro, no. Già oggi l’Italia è uno dei Paesi che accoglie meno rifugiati e con una delle percentuali di immigrati più basse in Europa. I nostri numeri sono risibili rispetto a quelli degli altri Paesi europei, in proporzione sia alla popolazione sia al prodotto interno lordo. Non c’è alcuna invasione”. E conclude: “Servirebbe realmente rivedere il Trattato di Dublino. Nel 2018 in seguito a diversi tentativi si arrivò ad un compromesso per modificare il regolamento in ragione di un automatismo di ricollocazione. Ma la Lega, che oggi oppone resistenza, ha sempre disertato le riunioni del Parlamento europeo”.
