CON LA RIFORMA FORNERO, IL LAVORO E’ DIVENTATO UN CARRO BESTIAME.

Storie di ordinaria disoccupazione. Di gente espulsa dal mondo del lavoro, per via della crisi e delle nuove relazioni sindacali lanciate da Sergio Marchionne con il “referendum Mirafiori” ovvero si fa straordinario al bisogno ma non lo si deve richiedere pagato in busta paga, non ci si ammala e si ubbidisce sempre, anche quando l’ azienda attua pratiche poco ortodosse nei confronti degli altri colleghi o dei clienti. Altrimenti si viene licenziati, cosa che, grazie alla Riforma Fornero diventa facile, economica (gli indennizzi ora sono molto più bassi di quelli stabiliti dallo Statuto dei Lavoratori) e definitiva (non è quasi più possibile se non in casi limitati e difficili da dimostrare chiedere la reintegra, ovvero la riammissione al lavoro e la retribuzione). E a 46 anni, quando si è troppo vecchi per essere assunti come apprendisti e quando si ha famiglia da mantenere, cosa che ti rende improponibile per contratti di lavoro a progetto o altre assunzioni “easy”, la disoccupazione diventa uno stato quasi cronico. Poche inserzioni: in un settore come quello della gestione del personale, che tra aziende, studi professionali e associazioni datoriali movimentava 4/5 offerte di lavoro la settimana fino a non troppi mesi fa, ne ha movimentate in totale 6 dal 24 dicembre 2012 di cui tre di aziende note per essere dei “mattatoi”, aziende dove le libertà e i diritti individuali vengono offesi e calpestati tutti i giorni con turnover altissimo e impiegati che si dimettono ogni tre o quattro mesi. Un giorno appare una nuova inserzione su un motore di ricerca specializzato, il celeberrimo Monster.it: Per multinazionale chimica di Zola Predosa (BO) stiamo cercando un/a Impiegato/a amministrazione del personale. Il ruolo prevede attività di inserimento presenze, rilevamento presenze, gestione pratiche infortuni, malattie e maternità, gestione assegni nucleo familiari ed elaborazione paghe. Si richiede esperienza di almeno tre anni nel ruolo, doti di precisione, autonomia e problem solving. Orario di lavoro full time, contratto a tempo determinato.” Fantastico: l’ inserzione scritta apposta per me, in quanto posso fare valere su tutte le richieste documentata esperienza pluriennale. E’ a tempo determinato, ma mentre una volta potevamo bullarci sprezzando i lavori precari, oggi “pecunia non olet” e uno stipendio non puzza mai, anche se viene percepito solo per qualche mese e non è altissimo. Una volta certi curriculum valevano 1500-1700 euro netti al mese, ora ci si vende per 1100 + la benzina per andare a lavorare, per evitare che farsi 100 chilometri al giorno per andare e ritornare dal lavoro ti lascino con soli 700 euro per mantenere la famiglia. E’ il 21 febbraio che esce l’ inserzione e il 26 vengo contattato per un appuntamento dall’ agenzia di ricerca e selezione del personale incaricata per un colloquio in azienda. E su questo posso giocarmi l’ asso di briscola, visto che da ex responsabile del personale i colloqui sono tra le cose su cui sono scientificamente più preparato: so cosa non piace, cosa non dire e so come fare bella figura, visto che tanto tempo fa i colloqui preassuntivi li gestivo, non li subivo. Mano tiepida (alla stretta di mano con cui ci si saluta prima di mettersi a sedere ed iniziare non bisogna avere mani fredde e sudate, sintomi di nervosismo o di poca sicurezza) e abbigliamento perfetto (che non deve essere troppo sportivo denotando un approccio sufficiente e superficiale al colloquio ne troppo esageratamente elegante, denotando voglia di strafare o di sopravvalutarsi). Cartellina di documenti e referenze (non sono in molti a Bologna a potersi vantare di aver scritto gli inserti mensili di diritto del lavoro sulla rivista di una associazione datoriale ne essere stato un addetto alle relazioni sindacali con qualifica di conciliatore, tra le altre cose), colloquio condotto (come insegnano i manuali) tutto di rimessa: si attende la domanda, si risponde con precisione, in maniera sintetica e garbata senza strafare senza eccedere; perchè giocare in attacco, volendo esibire per forza tutta la propria professionalità significa indisporre la controparte. E, a fronte delle domande scabrose, un sorriso e una risposta affabile: “cosa induce una persona con un curriculum eccellente e completo come il suo a candidarsi per un posto di lavoro a tempo determinato della durata di 9 mesi?”. Avrei voluto rispondere “per mettere un tozzo di pane in tavola per la mia famiglia, ovviamente” ma non fa marketing e rispondo: “perchè voi siete una esperienza professionale estremamente qualificante: senza pretendere per forza di essere trasformato a tempo indeterminato, opportunità da mettere in contro in un contratto a termine, resterebbe comunque una esperienza eccezionale da mettere in curriculum”. Stretta di mano, saluti, ringraziamenti, “le faremo sapere in ogni caso entro il 18 marzo visto che contiamo di fare subito la visita preassuntiva dal medico del lavoro per iniziare quanto prima”. Fantastico: un colloquio di lavoro condotto scientificamente e vinto; la partita a scacchi perfetta, una di quelle partite che nemmeno Anatoly Kharpov negli anni d’ oro avrebbe potuto vincere. Un grazie sincero ad internet, alla posta elettronica e ai portali di ricerca specializzati, che ti risparmiano il dover comprare tutti i giornali immaginabili per cercare inserzioni di offerte di lavoro e il dover spedire per posta il curriculum, tutti soldi spesi inutilmente per restare comunque disoccupato: ora rispondere ad inserzioni di lavoro è gratuito, spedendo files in formato PDF per posta elettronica, risparmiando almeno i francobolli. Perchè 9 mesi e non 6 o 12? Non è una sostituzione in maternità, dove è sufficiente indicare il nominativo della persona sostituita, libera di assentarsi dal lavoro per tutto il periodo previsto dalla legge senza dover apporre preventivamente una data certa. I 9 mesi sono la durata massima di un’ assunzione a tempo determinato affinchè non venga computata ai sensi della L. 68/99: la legge prevede che i datori di lavoro con più di quindici dipendenti debbano obbligatoriamente coprire una quota percentuale del proprio organico con le assunzioni di personale disabile, non computando come personale su cui calcolare la quota apprendisti,dirigenti, i part time in maniera percentuale all’ orario svolto e gli assunti a tempo determinato di durata non superiore a 9 mesi, appunto. La mia assunzione come precario è così condotta dall’ azienda al massimo furbizia, ma è sempre il pane per la mia famiglia e non posso che starci.Giunge il 18 e tutto tace. Il 21 marzo esce una nuova inserzione. Identica (perfettamente, il classico copia-incolla di Windows), unica differenza l ‘ agenzia (ora è una di lavoro interinale e non una solo di ricerca e selezione personale) e le modalità di assunzione: non più “tempo determinato”, ma “contratto di somministrazione a tempo determinato”. Una volta i “vecchi datori di lavoro” prima che al Ministero del Lavoro andasse gente come i “professori” Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero esultavano quando, dovendo ricercare personale lo riuscivano a trovare alle condizioni più vantaggiose, e trovare il massimo del curriculum e della specializzazione a 1100 euro netti al mese di stipendio e pure disponibile ad un lavoro precario è di per sé una vittoria schiacciante. Ma ai nuovi adepti di Sergio Marchionne non basta vincere, occorre stravincere: perchè assumere come precario la persona giusta quando la posso prenderla dal caporalato come lavoratore interinale?. E via, mandiamo il curriculum anche a questa agenzia, che se mi dovessero prendere come lavoratore interinale sarà umiliante ma pur sempre uno stipendio per sfamare la famiglia. Io sono uno dei mali dell’ Italia, visto che non contribuisco a muovere l’ economia: tolta la spesa alimentare e per la sussistenza della famiglia, mezzo pacchetto di sigarette al giorno e basta; l’ economia italiana non riprende vita grazie a me. E non la riprenderà mai: finchè troppa gente non potrà spendere non potendo garantire, di partenza, un adeguato sostentamento alla propria famiglia (divenuta a causa della crisi monoreddito se non priva di reddito mensile). Sono appena uscite le statistiche sull’ occupazione in Italia nel periodo gennaio – settembre 2012, un bollettino di guerra, una catastrofe impensabile. Sono stati licenziati (ovvero espulsi forzosamente, non pensionati o dimissionari) 640’000 persone nel periodo e le dimissioni (ovvero le uscite volontarie dall’ azienda) sono calate dell’ 8,7%, segno che chi ha un posto di lavoro lo ghermisce ora fino alla morte, accantonando sogni di miglioramento o di gloria. A spregio del Codice Civile e delle leggi speciali che stabiliscono che il rapporto di lavoro deve essere a norma a tempo indeterminato, i rapporti di lavoro a termine costituiscono il 67% delle assunzioni contro il 17,5% di assunzioni a tempo indeterminato; il residuo sono per il 6.4 % contratti di collaborazione e finti rapporti di lavoro con partita IVA. Inoccupazione giovanile grave, in quanto solo il 2,5% delle assunzioni riguarda l’ assunzione di apprendisti o giovani alla prima occupazione. Esplodono le partite IVA (quasi 550’000) aperte dall’ inizio del 2012, nella maggioranza giovani di età inferiore ai 35 anni; dati gli ampi limiti imposti dalla Legge Fornero, queste partite IVA nascondono molti rapporti di lavoro dipendente irregolari su cui non voler pagare i contributi. Nel bagno di sangue dei 640’000 licenziamenti, grande percentuale la fanno gli ultracinquantenni, che costano più dei neoassunti e che ora, in forza del decreto Fornero, otterranno un indennizzo inferiore a quello spettante in base alle vecchie normative e non potranno accampare pretesa di reintegra (abrogata ormai sulla maggior parte delle fattispecie di licenziamenti illegittimi). Geniale il “processo breve” inventato dalla Riforma Fornero, ovvero il rito semplificato da adottare nel caso si debba discutere solo il licenziamento: è una fattispecie inapplicabile, perchè per parlare di licenziamento occorre anche valutare le motivazioni che lo hanno generato, e ciò non è possibile con tale rito abbreviato: conseguenza, il 30% almeno di contenzioso che non verrà risolto e che dovrà “rientrare” in tribunale tramite ricorso ordinario, creando ancora inutile intasamento nelle Preture del Lavoro e esborsi colossali da parte dei dipendenti. Perchè presentare un ricorso che il giudice di sua iniziativa ammetterà al rito semplificato e che non verrà concluso per sopraggiunta inammissibilità e un successivo ricorso in pretura ordinaria espone il dipendente licenziato ad almeno un anno di attesa e due parcelle per DUE ricorsi distinti, per cinque o seimila euro di avvocato da anticipare per non ottenere giustizia, visto che i tempi di dibattimento rischiano di essere superiore a quelli della prescrizione e che gli indennizzi stabiliti ora dalla riforma Fornero spesso non sono sufficienti nemmeno a coprire le spese legali necessaria per arrivare ad ottenerli. Dimenticavo, la “conclamata flessibilità”: le sedicenti regole restrittive sul precariato hanno portato solo al 5% di stabilizzazione dei rapporti a tempo determinato o di lavoro interinale, contro un 27% di rapporti di lavoro precari conclusi e non riattivati e un 22% scivolato su rapporti di lavoro precari a condizioni peggiorative rispetto a quelli precedentemente avuti. E per gli altri, nulla è cambiato. Ci sono problemi più grossi ed immediati delle presidenze di Senato, Camera dei Deputati e Consiglio dei Ministri: quello di evitare lo sfascio totale del paese ed una guerra civile, una guerra per il pane fatta dal popolo affamato. E non è fantascienza: dall’ altra parte dell’ Adriatico, in Grecia, hanno già incominciato