IL DIESEL. ANALISI DI UN DECLINO ANNUNCIATO

IL DIESEL. ANALISI DI UN DECLINO ANNUNCIATO

Le automobili a gasolio, le diesel, così come vengono comunemente chiamate, dal nome dell’ideatore del motore alimentato da una particolare miscela ad idrocarburi, Rudolf Diesel, nel 1982,non sono più l’opzione preferita da molti automobilisti, rischiando di scomparire dal mercato. È da molto tempo che i motori, sia a benzina che a gasolio sono sotto osservazione speciale, in particolar modo da quando la tutela dell’ambiente è diventata una esigenza, e per questo motivo sono state introdotte le prime limitazioni per i veicoli, con le classi ambientali di riferimento: i famosi euro 1,2 e così via, fino ad arrivare all’Euro 6. Però nel caso dei motori diesel si profila un declino annunciato già da molto tempo, dal 2015 per la precisione, quando scoppiò il caso dieselgate negli Stati Uniti. In pratica i veicoli erano dotati di una centralina modificata appositamente per alterare le emissioni durante i test per l’omologazione, a discapito dei vincoli ambientali. La casa automobilistica coinvolta, la Volkswagen, venne sanzionata, e si aprì un processo ancora non concluso, ma conclusioni legali a parte, iniziò a porsi il problema per i veicoli alimentati a gasolio, su tutte e due le sponde dell’Oceano Atlantico. Dataforce, una società internazionale che si occupa di analisi di mercato per l’industria automobilistica, ha verificato che, dal 2010, trai 5 paesi europei più rilevanti in materia, solamente in Italia il diesel è ancora in testa alle vendite, pur con il suo calo, assestandosi sopra il 50 %, a differenza della Francia, dove il diesel è al 40,2 %, e della Germania, del Regno Unito e della Spagna, tutti abbondamente sotto il 40 % delle vendite. Un dato significativo se si considera che gli ultimi due paesi in passato toccavano punte del 70 %. Nella nostra nazione inoltre, molte vetture corrono il rischio di non poter più circolare, ed è ovvio desumere che i possessori dei veicoli non gradiranno la prospettiva di dover cambiare la propria vettura. Tutto nasce dal patto firmato da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano. In questo accordo sono state previste misure atte a limitare la circolazione dei veicoli alimentati a gasolio, fino all’euro 3 incluso, dal primo ottobre al 31 marzo di ogni anno, e la limitazione arriverà agli euro 4 entro il 2020 per raggiungere gli euro 5 entro il 2025. Sei si considera che in Italia i motori diesel sono circa 22 milioni, di cui 8 milioni euro 3, risulta evidente che una larga fascia della popolazione sarà coinvolta dal provvedimento, in quelle regioni ma presumibilmente anche altrove. Per ora la limitazione è dalle 08:30 alle 18:30, però se dovesse dare i suoi frutti tutto lascia prevedere un incremento delle prescrizioni, per ora limitate come orario ed ai comuni con più di 30.000 abitanti. Per quanto riguarda le regioni firmatarie del patto, sono agli ultimi posti nella diffusione nazionale dei motori diesel, con un totale del 29,2 % delle vetture circolanti sul territorio nazionale, quindi in realtà provvedimenti limitativi della circolazione non dovrebbero influire piu’ di tanto, se non fosse che vengono coinvolti anche i veicoli commerciali, e se le grandi realtà industriali e logistiche sono quasi obbligate ad un rinnovamento continuo della flotta, lo stesso discorso non può essere considerato valido per la piccola distribuzione o per i dettaglianti. Si andrà a toccare quella sfera di piccola imprenditoria che, in qualche modo, sopravvive nonostante tutto, perchè si è più che giustamente pensato all’ambiente senza mettere sul piatto una contropartita utile per l’acquisto di veicoli non inquinanti. A questo proposito è interessante notare come anche i costi assicurativi siano maggiori per i veicoli più inquinanti, in una sorta di costrizione alla rottamazione concordata. Se altri patti simili dovessero essere firmati per le regioni con più mezzi non all’altezza degli standard richiesti, e nel sud si concentra il 60 % dei restanti veicoli, senza predisporre modalità di fruizione di accesso al credito agevolate, il cosidetto indotto andrà a morire. Oppure, ed è facile prevederlo, si conti